Napoli, la Juve Stabia passa in amministrazione controllata per infiltrazioni mafiose. È il terzo caso in Italia


Presunte infiltrazioni mafiose hanno portato il Tribunale di Napoli a disporre l’amministrazione controllata per la Juve Stabia, società calcistica militante in Serie B. La richiesta è arrivata dalla Procura di Napoli, dal Procuratore nazionale antimafia e dal Questore di Napoli, che avrebbero rilevato, nel club e in altre società di servizi annessi alle manifestazioni sportive, una sorta di “subordinazione” alla camorra, in particolare ai clan D’Alessandro e Imparato. La gestione della società passerà dunque, almeno per il momento, a un pool di professionisti appositamente nominato.
Un’infiltrazione criminale profonda e pervasiva
Nel corso di una conferenza stampa indetta dopo la disposizione dell’amministrazione controllata i richiedenti hanno spiegato le ragioni che giustificano questa misura. Secondo il procuratore di Napoli Giuseppe Gratteri le infiltrazioni mafiose erano estremamente radicate. «Gli spostamenti della squadra, la sicurezza, il beveraggio, le gestione dei biglietti: tutto era nelle mani della camorra». A suscitare scalpore, sottolinea Gratteri, è anche il fatto che «la Juve Stabia è una società che milita in serie B», quindi a uno dei livelli più alti del calcio italiano. Il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ha assicurato che l’amministrazione controllata «segnerà uno spartiacque della gestione di questa società», ma ha aggiunto anche che potrebbe essere necessario chiedere alla Federcalcio il rinvio di alcune gare per avere la possibilità di riorganizzare i servizi risultati contaminati dalla camorra.

Melillo: terzo caso in Italia, ma ce ne saranno altri
Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha ricordato che quello della Juve Stabia non è il primo caso di società sottoposta ad amministrazione controllata dopo la scoperta di infiltrazioni mafiose. Le stesse disposizioni hanno interessato quest’anno il Foggia Calcio e il Crotone Calcio. Quest’ultimo in particolare ha presentato un ricorso al commissariamento del club, ma è notizia di oggi il respingimento da parte del tribunale. «Il mio ufficio – ha detto ancora Melillo – ha la convinzione profonda che analoghi provvedimenti riguarderanno anche altre società in futuro: il quadro è davvero allarmante e non riguarda solo le regioni dove tipicamente sono radicate le mafie e non riguarda solo il calcio». Il procuratore nazionale ha voluto ricordare che la presenza dei gruppi mafiosi ha prodotto «una degenerazione delle logiche che regolano le manifestazioni sportive: tutto questo crea un clima nel quale si possono verificare tragedie come quella di Rieti».