Pensioni minime, nel 2025 l’aumento è di 4 euro


L’aumento delle pensioni minime nel 2025 sarà di appena 3 euro e 74 centesimi al mese. Non i 20 annunciati dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dopo l’approvazione della manovra. Il motivo è doppio: da un lato l’inflazione, stimata intorno all’1,5%, dall’altro la mini-maggiorazione prevista dalla scorsa legge di bilancio, pari all’1,3%. Così l’assegno minimo passerà da 616,67 a 620,41 euro. Poco più di tre euro. Va un po’ meglio invece per le pensioni sociali maggiorate, destinate agli over 70 con redditi bassi. Qui l’aumento reale sarà di 12 euro al mese. Sulla carta il rialzo è di 20 euro, ma otto erano già previsti dalle norme in vigore. Cresce anche, di 260 euro l’anno, il limite di reddito per richiederle. In tutto, la misura riguarderà circa 2,3 milioni di pensionati al minimo e 1,2 milioni con assegni sociali.
Dal 2027 si andrà in pensione più tardi
Sul fronte dei requisiti cambia tutto. La speranza di vita calcolata dall’Istat farà salire l’età pensionabile di tre mesi nel biennio 2027-2028. Il governo aveva promesso di bloccare l’automatismo, ma non lo farà. Dal 1° gennaio 2027 si andrà in pensione a 67 anni e un mese, oppure con 42 anni e 11 mesi di contributi (un anno in meno per le donne). L’anno dopo, dal 2028, i mesi diventeranno tre. Dal 2029, se le stime Istat saranno confermate, si salirà ancora: 67 anni e cinque mesi, o 43 anni e tre mesi di contributi.
Solo l’1% escluso dall’aumento dei requisiti
L’esonero varrà per una piccola parte dei lavoratori: meno dell’1%. Si tratta di chi svolge mansioni “gravose” o “usuranti”, come operai edili, infermieri, maestre d’asilo, addetti ai rifiuti o ai turni notturni. In tutto, circa 7-8 mila persone. Fuori dal blocco restano invece disoccupati di lungo corso, caregiver, invalidi e lavoratori precoci non gravosi. Molti di loro usufruiscono oggi dell’Ape sociale, ma dal 2027 rischiano di restare senza tutele per almeno un mese.
Addio a Quota 103 e Opzione donna
Nella manovra spariscono anche Quota 103 e Opzione donna, le due vie di uscita anticipate che restavano dopo la riforma Meloni. L’Ape sociale sarà invece confermata, ma con limiti più rigidi. Opzione donna, introdotta nel 2008 e modificata più volte, viene così cancellata dopo anni di proroghe. Nessun segnale di ripensamento dal governo, anche se in Parlamento non si escludono emendamenti.