La mafia cambia, il paradiso dei boss ora è in Germania

Il rapporto More di Transcrime (università Cattolica) spiega che i clan preferiscono sempre più spesso riciclare il denaro nei paesi dell’Unione europea. E il mercato tedesco è allettante

La mappa della criminalità organizzata in Europa è in continuo aggiornamento e i paesi più esposti alla penetrazione dei clan non sono solo quelli in cui la mafia è nata più di un secolo fa (tra i quali, ovviamente, l'Italia). E' il rapporto MORE di Transcrime, l'organizzazione interuniversitaria di cui fa parte la Cattolica di Milano, a spiegare non solo dove sono diffuse le organizzazioni ma, soprattutto, il rapporto tra economia lecita ed economia illecita, evidenziando i collegamenti tra i crimini mafiosi e quelli dei colletti bianchi.


Il documento è ampio e analizza alcuni paesi con maggiore attenzione (qui potete trovare la versione integrale di 252 pagine). Uno degli aspetti più interessanti è il ruolo che in questo scenario ricopre la Germania, paese centrale quando si tratta di reinvestire capitali poco leciti. Più in generale, contrariamente a quanto si tende a pensare, il rapporto evidenzia che sempre più spesso le mafie preferiscono riciclare il denaro in Europa, perché la legislazione spesso è altrettanto favorevole a quella off shore e lingua e cultura sono simili (nell'immagine sotto, gli ambiti di business).


In Germania, l'attenzione degli investigatori tedeschi sta crescendo. E infatti, nell'ultimo decennio la media di inchieste su mafia e criminalità organizzata è stata di circa 580 all'anno. Ma nonostante questo, la Germania è culturalmente restia a mettere paletti ad alcuni tipi di transazioni economiche e non limita le transazioni in contanti.

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Come lavora la mafia tedesca

Il rapporto MORE prende come punto di riferimento il 2016 con le sue 563 inchieste dedicate alla criminalità organizzata tedesca. Se si guarda a quel solo anno, si scopre che, per la Germania, le perdite finanziarie complessive originate dall'azione delle mafie sono state 1,01 miliardi di euro, i ricavati per le organizzazioni criminali 840 milioni e la stragrande maggioranza delle indagini hanno dimostrato che le organizzazioni mafiose hanno usato strutture commerciali o para legali (è andata così in 503 delle 563 indagini prese a riferimento).

L'altro aspetto interessante, evidenziato anche da Il Fatto quotidiano alcuni giorni fa, è che circa l'80% delle indagini ha messo in luce qualche forma di relazione internazionale, in particolare con l'Olanda (173), la Polonia (90) e l'Italia (88).

"Riciclati 100 miliardi"

Proprio perché il paese è esposto, è significativo che la Germania usi ancora molto contante. Il documento spiega che la “cash ratio è il 68% dei pagamenti giornalieri” elemento che rende questo l'ottavo paese europeo per uso di banconote e monete. Sebbene il mercato “nero” vero e proprio sia poco significativo, la Germania è uno dei sei paesi europei più esposti ad interessi provenienti da nazioni off-shore e considerati “a rischio”.

E' sesta in Europa se si legge l'indice di segretezza delle transazioni finanziarie, la Germania si piazza sesta (il punteggio nell'indice EU MS è 59.1) dopo Olanda, Romania, Cipro, Malta e Croazia ed è sesta anche per i collegamenti proprietari con paesi “a rischio”.

E' il secondo paesi in termini di percentuale di azionisti di imprese private provenienti da paesi nella lista “grigia” dell'Unione europea, che include nazioni che hanno una giurisdizione non cooperativa sulla tassazione come, ad esempio, Panama e l'Isola di Man.

Il 18,6% di shareholders stranieri presente in compagnie tedesche è residente in paesi presenti in questa lista (anche se, per la stragrande maggioranza, le aziende tedesche sono di proprietà di cittadini tedeschi).

Non è chiaro quale sia il risultato complessivo in termini di riciclaggio: “La valutazione – dice ancora il rapporto MORE – è stimata tra i 15 e i 100 miliardi di euro annuali. La discrepanza nel calcolo si spiega con quanto gli esperti considerano consistente l'area non ancora emersa”.

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L'Italia e il mercato nero

Persino l'Italia usa meno contanti di quanto avvenga in Germania: i pagamenti cash sono il 55% del totale, ed è uno dei paesi europei in cui il pos è più diffuso nei negozi al dettaglio (una recente legge l'ha reso obbligatorio anche se le sanzioni per chi non lo usa sono state sospese).

Ovviamente, le differenze interne al paese sono enormi: in alcune aree, tra le quali Crotone e Vibo Valentia, più del 90% delle transazioni è fatta in contanti. In Italia è particolarmente pesante il ruolo dell'economia sommersa, è il 29.6% del Pil, il settimo più elevato in Europa.

Il solo lavoro nero è il 17,2% del "valore aggiunto lordo" . L'Italia è il settimo tra i paesi europei con azionisti basati in paradisi fiscali. E' anche uno degli stati membri con la maggior percentuale di imprenditori che lavorano in Italia ma sono basati dal punto di vista fiscale e legale in nazioni inserite nelle liste nere o grigie in termini di cooperazione giudiziaria.

Il 15,1% degli shareholders è basato in paesi che non cooperano in materia di tassazione, buona parte di loro risiede in Svizzera (nell'immagine sopra come si posiziona l'Italia nei diversi settori di rischio). Tra gli altri paesi con legislazioni che possono piacere alle mafie ci sono poi Ungheria, Slovacchia, Romania, Repubblica Ceca, Cipro Malta e Regno unito. E il criterio ispiratore resta lo stesso: cercare, non lontano da casa, stati che chiudano un occhio sulla provenienza dei capitali investiti o rendano semplice riciclarli.