Manette all’ultrà-manager, ma resta il mistero sul tifoso investito

di OPEN

Marco Piovella, capo degli ultrà dell’Inter, è stato arrestato l’ultimo giorno dell’anno. Permane un buco nero sulla morte di Belardinelli 

Salutare il nuovo anno dalla finestra di un carcere: peggiore fine del 2018 non ci sarebbe potuto essere per Marco Piovella, l’ultimo arrestato per i fatti di Inter-Napoli. Piovella, detto il Rosso, è il designer che allo stadio si trasformava in coreografo delle truppe di tifosi della curva interista, ma anche il capo operativo delle truppe d’assalto, quelle che mercoledì, nel giorno di Inter-Napoli avevano organizzato l’agguato nel quale è morto uno della sua parte, Daniele Belardinelli, ultrà di Varese.


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Piovella(nella foto sopra) è stato arrestato l’ultimo giorno dell’anno, dopo la confessione di uno dei primi tre arrestati, Luca Da Ros, il più giovane del gruppo. “Il capo è il rosso, ci diceva lui dove andare. Eravamo in centoventi, mercoledì sera”. Piovella si precipitò in Questura, sapeva che la sua posizione stava minacciosamente aggravandosi. Era venerdì, l’arresto è stato firmato la mattina di lunedì dal giudice Salvini, espertissimo magistrato che un’idea su quanto accaduto dalle parti di via Novara se l’è fatta. Fu Salvini a parlare di combattimento, come se fossimo davanti a una squadra paramilitare, organizzata per colpire. Poco contava che di fronte ci fossero i napoletani: colpire per colpire è questa l’unica logica. Lontano dallo stadio, per giunta, proprio come ancora accade in Inghilterra, dove gli stadi sono diventati luoghi quasi ameni.

Dall’interrogatorio di Piovella emergono anche particolari sull’investimento di Belardinelli. Il verbale, che un cronista dell’Ansa ha potuto consultare, riporta di una macchina che avrebbe percorso a bassissima velocità, con due ruote, tutto il corpo dell’ultrà varesino. Belardinelli era già a terra. Ma nessuna certezza è stata ancora raggiunta. Un altro giovane indagato, Flavio Biraghi, ha parlato di un Suv nero che percorreva ad alta velocità via Novara. E il Suv nero torna in altri racconti di testimoni oculari. La morte dell’ultrà resta ancora il buco nero dell’inchiesta, mentre le responsabilità della guerriglia vanno definendosi. Magistrati e investigatori stanno vedendo e rivedendo tutti i filmati girati degli scontri, quelli girati dai balconi della gente della zona, incuriosita e atterrita dalla battaglia che si stava combattendo. Sono state registrate tutte le auto visibili, ma la zona dove è morto Belardinelli non è stata mai inquadrata. Il mistero continua.