Chi sta con chi: Maduro, Guaidò e i blocchi contrapposti

Da una parte gli Stati Uniti, a favore di Guaidò, dall’altra Russia e Cina che sostengono Maduro. Il Venezuela divide le potenze mondiali

Dopo l’autoproclamazione del leader dell’opposizione Juan Guaidò, il Venezuela ha due presidenti. E due sono anche i blocchi in cui si sono divise le potenze mondiali. Da una parte ci sono gli Stati Uniti, il Canada, la Francia, il Regno Unito e la maggior parte dei Paesi dell’America Latina (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Honduras, Panama, Paraguay, Perù), Dall’altra, la Russia, la Cina, la Siria e la Turchia. Per il 26 gennaio, gli Stati Uniti hanno chiesto una riunione a porte aperte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove siedono – come membri permanenti – anche Russia e Cina oltre alla Francia e al Regno Unito.


Gli Stati a favore di Guaidò

Donald Trump è stato il primo a riconoscere l’autoproclamazione di Guaidò. Il Venezuela – del resto – ha fatto parte del blocco anti-americano dai tempi di Chavez, di cui Maduro è considerato l’erede. Il capo dell’opposizione venezuelana ha ricevuto anche l’appoggio dal consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, («La priorità del governo americano – ha detto – è chiudere i rubinetti a Maduro», ha detto) e del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, che ha offerto «oltre 20 milioni di dollari in aiuti umanitari per il popolo del Venezuela», ma anche supporto economico e diplomatico per una possibile transizione. Con gli Stati Uniti ci sono anche Canada e Gran Bretagna: il segretario inglese agli Affari Esteri Jeremy Hunt che ha definito Guaidó la « persona giusta» per guidare il Venezuela. La Francia si è unita al blocco anglo-americano, con Emmanuel Macron che ha definito «illegittima»la presidenza di Maduro. Anche la quasi totalità dell’America Latina, salvo Cuba, Bolivia e Messico, si è schierata con gli insorti.


Gli stati a favore di Maduro

Il presidente russo Putin ha preso posizione a favore di Maduro e contro «l’ingerenza americana». «La Russia – ha dichiarato Vyacheslav Volodin, presidente della Duma – considera illegali le azioni dirette a rimuovere il capo dello Stato venezuelano». Sullo stesso fronte anche la Siria e la Turchia: secondo il portavoce di Recep Tayyp Erdogan, il presidente turco ha telefonato a Maduro e lo ha invitato a resistere: «Fratello Maduro – avrebbe detto – siamo al tuo fianco». Alleata della Russia di Putin, anche la Siria ha espresso il suo sostegno a Maduro, denunciando le «interferenze americane nelle questioni del Venezuela». Come la Russia, anche la Cina ha importanti interessi economici in Venezuela: anche da Pechino arriva la condanna di una possibile ingerenza americana a sostegno di Guaidó: «La Cina sostiene gli sforzi compiuti dal governo venezuelano per proteggere la sovranità, l’indipendenza e la stabilità del paese», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying. L’Iran, che condivide con Maduro l’ostilità nei confronti degli Stati Uniti,ha criticato l’ingerenza di Stati Uniti o altri paesi nella crisi venezuelana attraverso il portavoce del ministro degli Esteri Bahram Ghasemi.

L’Unione Europea

L’Unione europea ha chiesto di dare inizio a «un processo politico che porti ad elezioni libere e credibili, in conformità con l’ordinamento costituzionale. Il popolo venezuelano si è pronunciato in massa per la democrazia e per la possibilità di determinare liberamente il proprio destino. La sua voce non può essere ignorata». Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk ha appoggia Guaidó via Twitter, mentre l’Altorappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, è stata più prudente: «Bruxelles sostiene pienamente l’Assemblea Nazionale del Venezuela come istituzione eletta democraticamente e i cui poteri vanno ripristinati e rispettati».

E l’Italia?

«Sto con il popolo venezuelano e contro i regimi come quello di Maduro, fondato su violenza, paura e fame. Quanto prima cade, senza ulteriori scontri, meglio è», ha scritto su Twitter il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Fino al suo tweet, il governo era rimasto neutrale. Il presidente del Consiglio Conte si era limitato a dire:«Seguo gli sviluppi in Venezuela ed esprimo forte preoccupazione per i rischi di un’escalation di violenza. Siamo vicini al popolo venezuelano e al fianco della collettività italiana nel Paese. Auspico un percorso democratico che rispetti libertà di espressione e volontà popolare».