Gli studenti di Torino protestano contro i fast food all’università

«Costruiscono un centro commerciale nella nostra università, mentre accessibilità e servizi per gli studenti diminuiscono costantemente», hanno scritto gli studenti

La rivoluzione non passa da un fast food. E nemmeno la cultura: ne sono certi gli studenti scesi in piazza il 24 gennaio, a Torino, per protestare contro il binomio Burger King (oggi, domani anche McDonald's e poi Starbucks)-Università.  Alla manifestazione ci sono stati momenti di tensione tra forze di polizia e contestatori (che erano circa 150). La giornata si è conclusa con una nota della Questura di Torino che ha fatto sapere di aver identificato tre manifestanti, poi rilasciati, che saranno denunciati per resistenza a pubblico ufficiale.


«Ho letto dell'evento su Facebook e ho deciso di partecipare», racconta Martina. È originaria delle Marche ed è a Torino per l'università da un anno e mezzo: frequenta scienze della formazione. «La nostra era una manifestazione pacifica, nata come flash mob», dice la studentessa. L'idea «era quella di portare da casa libri e cibo per usare il Burger King come aula studio o lunch room. All'università le mense costano tanto e sono lontane: e decidono di aprire un Burger King o un McDonald's proprio accanto all'ateneo?»


Gli studenti di Torino protestano contro i fast food all'università foto 1

Facebook/Noi Restiamo Torino

Il punto contestato dagli studenti e da alcuni docenti è proprio questo: l'apertura di fast food (Burger King ha aperto da pochi giorni, ma presto arriveranno anche altri negozi come Mc Donald's e Starbucks) nel complesso Aldo Moro, che ospiterà la facoltà di lingue dell’Università di Torino accanto a Palazzo Nuovo, storica sede delle facoltà umanistiche. «Ci sono anche un liceo e una scuola media in zona», dice ancora Martina. «Per noi è abbastanza paradossale proprio l'idea del fast food». 

I carabinieri hanno impedito ai manifestanti di entrare nel fast food. Hanno barricato il locale, racconta ancora Martina, chiudendo dentro una quindicina di manifestanti che nel frattempo erano riusciti a entrare. I contestatori hanno poi provato a raggiungere – senza successo – il rettorato, chiedendo di incontrare il rettore Gianmaria Ajani. Nulla di fatto. 

Gli studenti di Torino protestano contro i fast food all'università foto 2

Facebook/Noi Restiamo Torino

«Sono anni che denunciamo la svendita ai privati dell’Università e della ricerca pubblica, e oggi questo si palesa in modo lampante con un centro commerciale integrato nella nostra università, mentre accessibilità e servizi per gli studenti diminuiscono costantemente», si legge sulla pagina Facebook di Noi Restiamo Torino, il gruppo che ha organizzato la manifestazione e che ora rilancia con un nuovo flash mob, questa volta contro McDonald's, per il 31 gennaio prossimo.

«Gli spazi destinati a tutti gli esercizi commerciali che sorgeranno nella palazzina Aldo Moro sono di proprietà della società U.S.P. University Service Project che si occupa della progettazione definitiva, dell’esecuzione lavori e della gestione dell’intera opera Aldo Moro per i prossimi 30 anni», spiega l'Università di Torino in una nota ufficiale emanata dopo i fatti di ieri. La palazzina non è di proprietà dell'ateneo, insomma, non per il momento. L'Università diventerà proprietaria tra tre decenni.

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Posted by Noi Restiamo Torino on Friday, January 25, 2019

Ad oggi «è la società USP a scegliere il tipo di esercizio commerciale cui dare in affitto ciascuno spazio, senza condivisione, «proventi o altre ricadute a favore dell’Università». Il progetto dell’intera aerea, si legge ancora, «prevede la realizzazione di circa 10 mila mq per l’Università di Torino, dedicati a aule, spazi studenti e uffici che verranno gradualmente resi disponibili nei prossimi mesi».

«Non vogliamo identificare il rettore come artefice o unico colpevole», chiosa ancora Martina. «Il problema è che l'università italiana non ha alternativa che affittare posti alle multinazionali». Per i contestatori è, insomma, «la svendita dell’istituzione al miglior offerente»: e senza alternativa, «viste le politiche di tagli delle risorse e di indirizzo di Unione Europea e governi nazionali al riguardo». 

Luca Scudeler, di Obiettivo Studenti, nonché membro di Comunione e Liberazione, la vede in modo diverso. «Non mi sento di poter dire che l'Università si sia svenduta al dio denaro», dice, facendo presente che secondo lui questa protesta è viziata dal tentativo di voler strumentalizzare un problema che in realtà non c'è. E questo perchè «Se la palazzina Aldo Moro non è di proprietà dell'Ateneo ma di un privato, sarà allora il privato a scegliere di usufruire degli spazi di cui dispone come meglio crede».. E aggiunge che la decisione di aprire un fast food è, in fondo, legittima. 

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