Contraccezione: sono diminuite le donne che prendono la pillola

In pochi anni la percentuale è scesa del 5%. Il problema è che, abbandonata la pillola, non si fa ricorso ad altri metodi contraccettivi

In Italia, tra il 2010 e il 2016, il numero delle donne che ha preso la pillola è diminuito dal 19% al 14%. In alcune regioni, in particolare al Sud, la percentuale scende anche al 7%. I dati sono stati diffusi da Angela Paoletti, docente di Ginecologia e Ostetricia all’Università di Cagliari, a margine di un incontro organizzato da un’azienda farmaceutica. Secondo la relatrice, questo fenomeno è dovuto alla scarsa informazione sulla contraccezione ormonale, ma non solo. Ne abbiamo parlato con Rossella Nappi, ginecologa e ricercatrice per la fecondazione medicalmente assistita presso l’Università di Pavia.


«I motivi sono davvero tanti e spaziano dalla scarsa educazione in tema di riproduzione e sessualità alle difficoltà di accesso ai servizi territoriali», dice la professoressa Nappi. «I giovani spesso ricevono tante informazioni generiche ma non sono davvero informati su cosa è giusto fare per il loro caso specifico. Prevalgono falsi miti e tabù e non si comprende il ruolo importante che la contraccezione può avere anche sul piano della terapia di molti disturbi che affliggono la donna a seconda della fascia di età». Secondo Nappi, la contraccezione non viene vissuta come un gesto di responsabilità, capace di fare evolvere il ruolo della donna nella società in un’ottica di parità di genere, ma come un bene acquisito di cui si può anche fare a meno.


La pillola non è un sostituto del preservativo, la cui funzione è fondamentale per evitare la trasmissione di malattie veneree. È bene ricordarlo, anche perché in Italia sono aumentate le infezioni sessualmente trasmissibili e tra i giovani i casi di sieropositività diminuiscono con più lentezza rispetto agli adulti. Nel 2016, scrivono gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, l’aumento dei casi di sifilide e di clamidia ha colpito prevalentemente le giovani donne tra i 15 e i 24 anni, mentre sono triplicati i casi di condilomi ano-genitali, la malattia sessualmente trasmissibile più segnalata.