«Quanto sei soddisfatto della tua vita?»: già dopo i 30 anni cala il livello di benessere

Le condizioni in cui vertono le diverse generazioni cambia di Paese in Paese. In Italia, le fasce più giovani della popolazione dimostrano un livello di benessere mentale superiore alla media europea, seguito però da un livello crescente di insoddisfazione man mano che l’età aumenta 

Secondo uno studio condotto dall’Eurofound, i livelli di qualità della vita nei paesi dell’area Mediterranea, tra i quali è compresa anche l’Italia, sono tendenzialmente inferiori alla media europea. Dopo la crisi economica del 2008, i dislivelli tra le vecchie e le nuove generazioni sono andati pian piano consolidandosi, raggiungendo equilibri fin’ora inediti. A preoccupare di più sono i numeri relativi al benessere mentale e alla soddisfazione rispetto alla propria vita. A essere maggiormente colpite appaiono le fasce di età medie, over 30,  e quelle più avanzate. 
 


Soddisfazione in calo tra gli over 30

I criteri di misurazione della soddisfazione fanno riferimento ad una domanda ben precisa: «allo stato attuale delle cose, quanto ti diresti soddisfatto della tua vita?». I dati dimostrano una grafica in discesa, con una leggera inversione di rotta nell’ultima fascia del grafico. Nell’aerea che coinvolge l’Italia, infatti, la soddisfazione è ai livelli più alti nelle fasce degli under 30 e degli over 75. Per le fasce di età tra i 44 e i 70, la curva che rispecchia le condizioni del 2016 (linea blu) è crollata drasticamente rispetto ai riscontri del 2011 (linea verde), affermandosi ampiamente sotto la media europea (linea tratteggiata), posizionata al livello 7 di una scala da 1 a 10.  Il calo della soddisfazione inizia a manifestarsi già dopo i 30 anni, continuando a scendere regolarmente fino ai 54, per poi rimanere stabile almeno fino ai 60. 


«Quanto sei soddisfatto della tua vita?»: già dopo i 30 anni cala il livello di benessere foto 1

Il benessere mentale peggiora con l’età

Il benessere mentale è fortemente connesso con le possibilità individuali di veder sviluppato il proprio potenziale, sia esso in relazione alle prestazioni lavorative e creative, sia in relazione alla possibilità di costruire legami solidi con gli altri. Se il livello di benessere è minimo, i rischi di veder sorgere disturbi mentali si moltiplicano. In Italia e negli altri paesi dell’area mediterranea, i livelli di benessere sembrano peggiorare significativamente più si va in là con gli anni. La curva dei livelli relativi agli over 60 cade drasticamente in picchiata, e risulta peggiore sia nei confronti della media nazionale sia nei confronti dei dati relativi al 2011. Migliora, invece, la condizione delle fasce di età tra i 18 e i 34, che supera i livelli medi transnazionali raggiungendo quasi il punto massimo (70 su 100) tra gli under 30. Situazione praticamente inversa nei Paesi nordici, dove gli over 60 superano di oltre 10 punti la fascia degli under 40. 

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Esclusione sociale

Le nuove generazioni sono in grado di trovare il proprio posto nella società e di cogliere le opportunità che concede? Anche in questo caso, le statistiche dimostrano che nei paesi dell’area mediterranea si percepisce un livello di esclusione sociale superiore rispetto alla media europea. Tra i più giovani, non c’è stato un cambiamento significativo rispetto al 2011 (linea verde), mentre la situazione attuale sembra peggiorata per le fasce di età superiori ai 74 anni, che staccano i livelli degli altri paesi (linea blu e linea tratteggiata).

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Far quadrare i conti

Quella della gestione delle finanze è una tra le questioni domestiche che gli esperti monitorano con maggiore attenzione, essendo fondamentale per tenere sotto controllo l’indice del rischio di povertà all’interno dei vari Paesi. Nel complesso, l’Italia si allinea con la media europea (linea tratteggiata): le generazioni più giovani continuano ad essere in difficoltà nel far quadrare le spese e le entrate mensili. Ma c’è da notare che la linea del 2016 (linea blu) si mantiene sullo stesso livello lungo le fasce tra i 18 e i 64 anni, riscontrando un andamento migliore dai 75 anni in su, che migliora anche rispetto ai dati del 2011 (linea verde). La spiegazione più immediata è quella che riguarda il sollievo economico conseguente all’emancipazione dei figli dal contesto domestico. Il dato, quindi, ci indica grosso modo anche che l’età media in cui i figli abbandonano la casa dei genitori si sta progressivamente alzando. 

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