L’estinzione è dietro l’angolo: a rischio il 40% degli insetti nel mondo

Due terzi degli animali al mondo sono insetti. Secondo un nuovo rapporto stanno scomparendo a una velocità preoccupante. Con gravi conseguenze per il nostro ambiente

Sono la specie animale più numerosa, ma anche quella più a rischio. Gli insetti rischiano di sparire: è questa la conclusione di un nuovo rapporto – il primo “censimento” globale, sostengono gli autori – sullo stato della popolazione di insetti nel mondo. Circa un terzo è in via d’estinzione.


Il 40% sta diminuendo rapidamente. E lo stanno facendo a una velocità otto volte superiore rispetto ad altre specie come i rettili, gli uccelli o i mammiferi. Di questo passo potrebbero scomparire entro un secolo. Un altro caso eclatante in quella che gli scienziati chiamano la «sesta estinzione di massa».


Gli autori del nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Biological Conservation, spiegano che i rischi per il Pianeta sono diversi. I primi a patire la loro scomparsa sarebbero gli altri animali che si nutrono di insetti. In Porto Rico il vortiginoso declino della popolazione di insetti si era percepito dall’assenza di uccelli nelle foreste tropicali.

Ma il rischio più generale è quello di un collasso del nostro ecosistema nel quale rimarrebbero coinvolti anche gli esseri umani. Basta pensare al ruolo fondamentale degli insetti come le api che impollinano circa il 70% di colture alimentari da cui dipende circa il 90% della popolazione mondiale.

Tra le cause citate nello studio c’è, in primis, l’agricoltura intensiva e l’urbanizzazione, entrambe delle quali distruggono gli habitat animali. L’inquinamento di pesticidi e fertilizzanti contribuiscono notevolmente. Anche il cambiamento climatico, l’incremento delle temperature terrestri, svolge un ruolo chiave, soprattutto nei tropici, come in Porto Rico.

È evidente che la strada del cambiamento è lunga e tortuosa. Bisognerebbe partire dalla riduzione dei gas serra per evitare che le temperature mondiali superino la soglia critica dell’1,5 gradi centigradi. Il secondo passo sarebbe quello di rivedere la produzione agricola, limitando l’uso intensivo di pesticidi e altre sostanze inquinanti.

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