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AlmaLaurea: «Le donne si laureano con voti più alti, ma poi guadagnano meno degli uomini»

Secondo l'indagine fatta dal consorzio interuniversitario le donne continuano a guadagnare meno degli uomini. Il divario anche tra i contratti a tempo indeterminato che premiano maggiormente i colleghi maschi

Che siano mamme laureate o single con due lauree specialistiche il risultato non cambia: le donne sono pagate meno degli uomini. La parità salariale è ancora molto lontana. A confermarlo è l’ultimo rapporto AlmaLaurea sul mondo dell’occupazione. L’indagine del consorzio ha evidenziato che tra i laureati magistrali biennali, a cinque anni dal conseguimento della laurea, le differenze di genere si fanno particolarmente marcate: il tasso di occupazione è pari all’84,6% per le donne e al 91,0% per gli uomini.

Un divario presente anche a livello salariale con gli uomini che per lo stesso lavoro a tempo pieno guadagnano 1.675 euro in media rispetto ai 1.416 delle donne. A parità di ogni altra condizione, gli uomini guadagnano in media 155 euro netti mensili in più delle donne. Anche se le donne si laureano con voti più alti: il voto medio di laurea è di 103,5 su 110 (101,6 per gli uomini). Per quanto riguarda l’utilità del titolo per svolgere un lavoro ad alta specializzazione, i dati sembrano avvantaggiare ancora una volta gli uomini: il 59.2% contro il 49.4% delle donne.

A penalizzare le donne nel proseguimento della loro carriera professionale c’è anche la maternità. Per gli uomini con figli il tasso di occupazione è del 90.2 per centro rispetto al 65.7 per cento per le donne. Nel confronto tra le stesse laureate la differenza è ancora più marcata: l’84.1 per cento delle donne senza prole sono occupate rispetto al 65.7 di coloro che scelgono di avere figli.

Il differenziale tra chi ha figli è ancora più evidente in termini salariali. Gli uomini percepiscono con prole percepiscono 1.734 euro rispetto ai 1.350 euro delle donne. Anche se si prendono in considerazione i singoli percorsi di specializzazione, per le lauree in ingegneria gli uomini guadagnano in media 1.808 euro mensili e 1.654 per le donne. Stesso discorso per le professioni sanitarie dove i contratti a tempo indeterminato riguardano il 75.4 per cento degli occupati e il 69.5 per cento delle occupate, e una retribuzione di 1.617 euro per gli uomini rispetto ai 1.464 euro delle donne.

Nei percorsi umanistici, storico-letterari, che sono tendenzialmente scelte più privilegiate nel mondo femminile le donne risultano ugualmente svantaggiate a cinque anni dal completamento della laurea. Le donne guadagnano in media 1.231 euro mensili netti rispetto ai 1.388 euro guadagnati dai colleghi maschi. Anche nelle aree letterarie il divario salariale è evidente: 1.480 euro per gli uomini rispetto a 1.395 euro per le donne.

L’estrazione sociale sembra penalizzare le donne. La maggior parte delle laureate provengono da contesti familiari considerati meno favoriti da un punto di vista socio-economico. Se il 27% ha almeno un genitore laureato, la percentuale cresce al 33.2% per gli uomini. Inoltre, il 20.9 per cento delle donne proviene da una famiglia di estrazione economica elevata rispetto al 24.7 per cento dei maschi. Di conseguenza risulta maggiore la percentuale di coloro che devono ricorrere a borse di studio, tra coloro che provengono da situazioni familiari svantaggiate è il 24.5 per cento delle donne rispetto al 20.3 per cento degli uomini.

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