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Le presunte indagini sul traffico d’organi dei nigeriani e le foto sbagliate

07 Marzo 2019 - 20:25 Juanne Pili
Ad oggi non esistono indagini internazionali su un presunto traffico d'organi internazionale da parte dalla mafia nigeriana. Si tratta di una leggenda che non tiene conto delle particolari condizioni in cui avviene un trapianto e i tempi ristretti in cui deve essere eseguito

Ci segnalano un articolo di Affari Italiani del 7 gennaio che circola ancora nei social network, dove si parla di una indagine internazionale frutto della collaborazione tra Fbi e Polizia italiana. La fonte originale dovrebbe essere un articolo apparso due giorni prima su Il Messaggero. Si parla di un traffico d’organi gestito dalla mafia nigeriana, operante anche da noi. Secondo questa narrazione i nigeriani oltre a sfruttare la prostituzione gestirebbero anche un traffico di organi.

È su questo che lavora una task force internazionale che, dal mese di luglio, vede impegnate l’Fbi, la polizia italiana, con lo Sco a coordinare i lavori delle squadre mobili di Caserta, Roma, Palermo e Torino e che, a breve, potrebbe vedere coinvolta anche la polizia canadese.

A parte un piccolo approfondimento su come la tratta viene gestita, con un giro di denaro che parte dalle «roccheforti» nigeriane dagli Stati Uniti, sul traffico d’organi c’è solo qualche accenno.

La tratta che alimenta il traffico di organi resta un fenomeno tutto da esplorare. Non è possibile stabilire quante persone spariscono dai villaggi africani per mano della mafia nera.

La versione di Affari Italiani presenta qualche dettaglio in più, con tanto di foto, in cui si potrebbe pensare di vedere alcune vittime di questo traffico d’organi, con tanto di cicatrice al fianco sinistro.

Le presunte indagini sul traffico d'organi dei nigeriani e le foto sbagliate foto 2

La thumbnail dell’articolo di Affari Italiani

Reni di donne e bambini venduti a 5.000 euro, mutilati e uccisi come selvaggina. Per i media italiani è una notizia come altre. Arriva l’Fbi. E già 25 anni fa … Se non tagli il prato prima o poi l’erba ti invaderà casa, con tutti i suoi animali.

Anche in questo caso però c’è solo un accenno al traffico d’organi, mentre i dati concreti riguardano quello di droga e prostituzione, con la testimonianza di un «infiltrato» vecchia di 25 anni, dove si illustra un ambiente non proprio ideale per la conservazione degli organi, per quanto nel racconto non se ne faccia accenno:

E così entrai nel palazzo, in provincia di Bologna*, preso in gestione dal clan. Non saprei dire con certezza se si trattasse dei Black Axe o di un’altra organizzazione ma erano nigeriani, solo nigeriani, e dentro si spacciava eroina, cocaina, varie droghe sintetiche e si giocava d’azzardo in una specie di bisca. Niente prostituzione. Parliamo di circa 25 anni fa. A girare tra gli appartamenti, posizionati a piani diversi, sembrava di circolare in una specie di girone dantesco, forse anche per colpa del fumo intenso che avvolgeva ogni cosa e delle pareti in calcestruzzo disfatte … * per motivi legali non mi è possibile ancora rivelare il luogo in cui si sono svolti i fatti.

Foto decontestualizzate

Prima di capire in cosa consiste l’indagine condotta dall’Fbi, analizziamo le immagini utilizzate per diffondere questo genere di narrazione, in diversi siti non proprio soliti a verificare attentamente le loro fonti.

L’immagine a sinistra risale al 2011, fa riferimento ad un presunto traffico d’organi nel Sinai, il sito che la riporta cita un articolo della Cnn, dove la foto non viene riportata; si fa riferimento ad alcune tribu di beduini Sawarka mediante testimoniante non confermate, leggendo con attenzione si comprende che molto probabilmente alcuni rifugiati sarebbero stati costretti a vendersi un rene per pagarsi il viaggio verso Israele:

Si ritiene che anche i contrabbandieri beduini coinvolti nella tratta di persone stiano rubando organi a rifugiati che non sono in grado di pagare le loro richieste di ingenti somme di denaro per portarli in Israele … Tra i leader beduini nel Sinai, nessuno era disposto a parlare apertamente del furto di organi. I leader tribali hanno detto che non ne sapevano nulla o avevano solo sentito delle voci.

Le presunte indagini sul traffico d'organi dei nigeriani e le foto sbagliate foto 3

Prima immagine decontestualizzata

La foto a destra compare in un post del 2015 dove si parla di un commercio illegale di organi nel Bangladesh, e si spiega chiaramente che i donatori sono consenzienti. Viene anche riportato il credit della foto: «AFP Photo/Suvra Kanti Das». La fonte originale è un articolo apparso lo stesso anno sul The Myanmar Times:

Dopo anni di debiti paralizzanti, l’abitante del Bangladesh Rawshan Ara ha deciso di seguire le orme della sua famiglia – e vendere un rene al mercato nero per raccogliere denaro. Come molti dei suoi vicini in questa povera zona agricola, il ventottenne ha facilmente trovato un broker locale e rapidamente è diventato vittima del fiorente commercio illegale di organi del Bangladesh.

Le presunte indagini sul traffico d'organi dei nigeriani e le foto sbagliate foto 1

Seconda immagine decontestualizzata

Cosa c’è di vero nell’indagine dell’Fbi

Una ricerca condotta dai colleghi di Butac sul sito dell’Fbi porta a indagini riguardanti organi espiantati da cadaveri conservati negli obitori. C’è infine un problema che riguarda la plausibilità di un traffico sostenibile e organizzato così come illustrato nelle narrazioni che circolano in merito.

Tutto parte dalla leggenda metropolitana dell’ubriaco che si risveglia con una cicatrice nel fianco e un rene in meno, rivelatasi infondata. Per nostra fortuna non è proprio fisiologicamente possibile organizzare un traffico d’organi in larga scala, addirittura a livello internazionale. Il Cicap citando un saggio di Véronique Campion-Vincent su questa leggenda, fornisce una sintesi che può essere d’aiuto per farci un’idea:

Se questi racconti fossero veri, per ogni cliente malato e senza scrupoli l’organmafia dovrebbe rapire, per sottoporre a complessi esami di laboratorio ed eventuale espianto, centinaia di vittime, fino a trovare quella con la giusta compatibilità tissutale, affrontando rischi e costi esorbitanti, per poi, con una strategia criminale degna dei Soliti ignoti, lasciarle libere di rivolgersi alla polizia.

Chi prende per buona la leggenda della «organ-mafia» dimentica un piccolo particolare: quello della compatibilità tra l’organo espiantato e il beneficiario. Anche prendendo per buono che si espiantino più organi per un solo acquirente e che dei chirurghi fenomenali tentino di indovinare quello giusto da impiantare, c’è anche il problema della conservazione nel tempo dell’organo.

Tempi e metodi dei trapianti

L’organizzazione è piuttosto complessa già a livello legale. Generalmente i pazienti sono inseriti in liste d’attesa, create tenendo conto dell’urgenza del trapianto, delle dimensioni dell’organo e dell’affinità genetica. Solitamente il trapianto avviene da un donatore defunto, ma nel caso dei reni e del fegato questo può essere vivo. A questo punto occorre un’indagine genetica tra donatore e ricevente, in modo da ridurre la probabilità di rigetto.

Infine, inizia una corsa contro il tempo: l’organo non riceve più ossigeno e si mette in moto il processo di «necrosi cellulare», per cui in tempi ristretti l’organo «muore» e non è più possibile eseguire il trapianto. Si tratta di una operazione delicata che va eseguita rapidamente, ragione per cui non è verosimile che possa esistere un traffico industriale di organi. Gli organi in generale una volta espiantati non sono proprio longevi:

  • Polmoni e cuore resistono dalle quattro alle sei ore;
  • Fegato e pancreas hanno una longevità di 24 ore;
  • I reni resistono 72 ore;
  • La cornea ha una durata di 14 giorni;

Esiste davvero un commercio illegale, ma con donatori consenzienti

Diverso è il discorso dei pazienti che viaggiano per comprare gli organi da potenziali donatori consenzienti. Si tratta di una forma di «turismo» illegale già ampiamente condannato e studiato. Secondo alcune stime si calcola che il 10% dei trapianti potrebbe avvenire in questo modo, con dei disperati che cercano di vendersi un rene per sbarcare il lunario.

Si tratta però di cifre ancora approssimative, da prendere con le proverbiali «pinze». Attenzione quindi a non stravolgere il senso di alcuni studi per sostenere che sarebbe dimostrato un traffico a livello industriale, con donatori non consenzienti e verosimilmente rapiti per lo scopo.

In alcuni casi delle schiave di una qualsiasi mafia sarebbero state indotte a donare un rene? Plausibile. Rapire da un capo all’altro del Mondo delle persone, allo scopo di immagazzinare da qualche parte organi da rivendere al miglior offerente? Fantascienza.

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