Torre del Greco, voti in cambio di soldi e pacchi alimentari

Voti in cambio di 20 euro e posti di lavoro. Quattordici gli indagati tra cui due consiglieri di maggioranza 

Scossone politico nella giunta di Torre del Greco. La procura di Torre Annunziata ha inserito nel registro degli indagati 14 persone, tra cui 2 consiglieri comunali di maggioranza. «È indispensabile agire al più presto per impedire che anche per le prossime elezioni europee a Torre del Greco si verifichi un tale criminale mercimonio di voti, indegno in un Paese civile»: scrive il gip di Torre Annunziata Antonio Fiorentino, che ha emesso un’ordinanza cautelare nei confronti di 14 persone.


Chi sono i consiglieri indagati

Nelle indagini risultano coinvolti due consiglieri di maggioranza, eletti con una lista civica vicina al centro destra: Stefano Abilitato e Ciro Piccirillo. Stefano Abilitato (ex Forza Italia) è finito agli arresti domiciliari per aver partecipato all’assunzione di 5 operatori ecologici a tempo determinato per il consorzio Gema, sfruttando anche il progetto regionale Garanzia Giovani.


Le assunzioni venivano fatte in cambio di un voto da parte degli assunti e dei loro familiari, che veniva verificato attraverso delle foto fatte con il cellulare nelle cabine elettorali. Altro indagato è Ciro Piccirillo, poliziotto, colpito da un provvedimento di divieto di dimora: l’uomo avrebbe rivelato parte dei contenuti delle indagini in corso agli indagati, avvertendo gli organizzatori del voto di scambio dell’arrivo ai seggi delle forze dell’ordine.

La compravendita di voti

Secondo l’accusa, i voti venivano pagati tra i 20 e i 35 euro ciascuno. Le preferenze venivano comprate anche mediante lo scambio di pacchi alimentari recanti il logo dell’Unicef, forniti da Domenico Pesce, presidente Unicef Napoli, a cui è stata poi vietata la dimora a Torre del Greco. L’Unicef, in una nota, ha fatto sapere che per tutelare l’organizzazione umanitaria, nel processo si riterrà parte lesa. Nel frattempo Pesce è stato espulso.

Com’è nata l’indagine

L’indagine è nata da un’inchiesta di Fanpage sul presunto voto di scambio nel corso delle elezioni comunali del 2018. I giornalisti avevano documentato la compravendita di voti davanti ai seggi: l’immagine della scheda con la preferenza “giusta” in cambio di 20/35 euro o di un pacco di generi alimentari.

Le dichiarazioni del sindaco di Torre del Greco

«Aspetto di leggere gli atti per capire se procedere alla surroga o chiedere agli indagati un passo indietro con le dimissioni», ha detto il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba. Il sindaco ha anche sottolineato di essere estraneo ai fatti commessi dai consiglieri della sua stessa maggioranza.