Alan Kurdi: «il bambino sulla spiaggia» che dà il nome alla nave della Sea Eye

L’imbarcazione della ong si sta dirigendo verso le coste di Lampedusa con a bordo 64 migranti. Il nome sulla prua è quello del bambino siriano divenuto simbolo della crisi migratoria in Europa

È successo ancora. Una Ong ha soccorso dei migranti naufragati al largo della Libia. Quando le 64 persone in acqua hanno visto arrivare l’imbarcazione della Sea Eye, qualcuno di loro ha pronunciato il nome scritto sulla prua: «Alan Kurdi». Era il 2015 quando Alan è morto affogato nel Mar Egeo. Il suo corpo senza vita è stato trascinato dalle onde sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Lo abbiamo visto tutti: la maglia rossa e i pantaloncini blu scuro piegati sulla vita, il viso «tra la schiuma delle onde», come dirà la fotoreporter autrice dello scatto, Niufer Demir. Quella foto divenne il simbolo della crisi migratoria in Europa, che proprio in quell’anno stava conoscendo il suo picco massimo. Una delleimmagini che più hanno colpito l’opinione pubblica sul tema delle migrazioni. Alan aveva tre anni quando, con la sua famiglia, è fuggito dalla Siria:un Paesedilaniato dal 2011 dalla guerra civile e distrutto dalla presenza dell’Isis, arrivato nel Paese tra il 2013 e il 2014per approfittare delle tensioni e colpire Assad.


Anche suo fratello Galip, che di anni ne aveva 5, era fuggito insieme a lui da Kobane, la città nel cuore del Rojava, la regione a nord della Siria. E come lui è stato inghiottito dalle acque dopo che il barcone (che era più un giocattolo, «a toy», diranno i sopravvissuti)che li stava trasportando si è rovesciato in mare aperto. «Mentre vedevo i miei figli scivolare via, tenevo la mano di mia moglie»,dirà il padre Abdullah. Per salire su quella nave,Abdullah aveva pagato 5.000 dollari ai trafficanti affinché gli permettessero di raggiungere le coste dell’isola di Kos, in Grecia. E poi, da lì, avrebbe cercato di arrivarein qualche modo in Canada grazie ai soldi ricevuti dalla sorella Tina, che da oltre vent’anni vive nel Paese del Nord America e che avrebbe potuto offrirgli una sistemazione sicura. Alan il Canada non lo ha mai visto. Ma il Canada ha visto lui, il suo corpo sulla spiaggia, così come lo havisto il resto del mondo. E così come oggi dall’Italia vediamo il suo nome dipinto su una nave, che si trascina onda dopo onda verso le rive di Lampedusa.


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