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«Lui legge, lei lava»: la vignetta nel libro scolastico scatena la polemica social e gli utenti mandano lettera all’editore

05 Aprile 2019 - 20:00 Redazione
L'illustrazione è stata definita «sessista» da alcuni utenti che però non si sono limitati ai commenti su Twitter, ma hanno mandato delle soluzioni alternative alla casa editrice. Che ha risposto 

Libro di grammatica italiana, capitolo sui pronomi personali. Una vignetta illustra una scenetta familiare: la figlia dorme sul divano insieme al gatto, il marito è assorto nella sua lettura e la moglie lava i piatti, mentre lo guarda innamorata. L’immagine è stata condivisa su Twitter dalla pagina del blog Occhio allo spot, originariamente segnalata dalla pagina Labodif, eha scatenato l’indignazione generale. «Lei lava i piatti e guarda lui; come se fosse quanto più al mondo la rende felice». «Non ha manco la lavastoviglie sta povera donna», commenta qualcuno cercando di trasformare lo sdegno in una risata. «Di questo passo è probabile che i libri di testo arrivino a rappresentare un gatto che svolge le faccende, prima di osare di mostrare uomini farlo».

Le proposte per l’editore

«Le situazioni da mettere in scena erano potenzialmente infinite», ha commentato la pagina. «Sarebbero bastati 5 minuti e un pizzico di creatività». E così, piuttosto che limitarsi a scherzarci su, l’autoredel blog hamesso insieme una manciata di possibilità alternative allo scenario proposto dal libro di testo della MondadoriEducaton. Le idee, formulate insieme agli altri utenti, sono state organizzate in una lettera e inviate alla casa editrice. «Sarebbe bastato sostituire “io lavo i piatti” con “io mangio uno snack”, ad esempio. Senza enormi sforzi». Scrive un’altra utente. Tra soluzionipiù ironiche e altre più incisive, non resta che attendere la risposta della casa editriceMondadori a quest’ideacreativanatasui social.

La risposta della casa editrice

La risposta «ha superato le aspettative»degli utenti stessi, ha comunicato Occhio allo spot a Open. La casa editrice ha dimostrato«un’effettiva consapevolezza del potenziale problematico, e un effettivo interesse nel migliorare”. «Al contrario di quanto capita il più delle volte», continua l’autoredel blog,«le scuse giunte sono state scuse reali, non formule che fanno ricadere la responsabilità su chi guarda, incolpandone la sensibilità o la percezione che distorce gli intenti di chi crea».

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