Brexit tra proroga, alleanze ed elezioni europee: cosa succede adesso?

Il Regno Unito ha ottenuto un’estensione fino al 31 ottobre per poter trovare un accordo in Parlamento per un’uscita dall’Ue. Si avvicinano le elezioni europee e Londra potrebbe dover mettere in piedi una campagna elettorale

Non c'è pace per Theresa May e per il suo accordo sulla Brexit. Dopo aver incassato tre bocciature all'intesa raggiunta con Bruxelles per un'uscita dall'Ue, ora l'Europa dei 27 ha concesso a Londra un'ulteriore proroga. Il Regno Unito rimarrà nell'Unione europea fino al 31 ottobre, un giorno prima della fine del mandato di Jean Claude-Juncker alla Commissione europea.


La proroga: lo scontro tra Merkel e Macron

Dopo sei ore di negoziati, i Paesi dell'Unione europea hanno trovato un accordo unanime sulla prossima data di uscita del Regno Unito dall'Ue. Angela Merkel aveva chiesto per un rinvio più lungo, fino al 31 dicembre, mentre altri leader europei premevano per una proroga più breve.


La nuova estensione prevede l'opzione di poter lasciare l'Ue in anticipo se May dovesse finalmente ottenere l'appoggio della maggioranza dei deputati di Westminster. La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha spinto per una proroga più lunga di almeno 9-12 mesi, sostenendo che un'estensione di solo pochi mesi, con scadenza il 30 giugno, non eviterebbe uno scenario "no-deal".

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Shutterstock|A sinistra il presidente francese Emmanuel Macron, a destra la cancelliera tedesca Angela Merkel

«Questa estensione è flessibile come mi aspettavo, e un po' più breve di quanto mi aspettassi, ma è abbastanza per trovare la soluzione migliore», ha detto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.

Come voluto dal presidente francese Emmanuel Macron, che assieme al suo collega olandese Mark Rutte, ha spinto per una linea più dura nei confronti del Regno Unito, l'Unione europa terrà un summit simbolico il prossimo primo giugno per discutere del comportamento di Londra come membro dell'Ue. «Niente deve essere preso per acquisito e, specialmente, una estensione lunga», ha ammonito Macron.

Un'estensione su cui il presidente francese continua tuttavia ad avere delle remore, nonostante abbia definito la nottata di Bruxelles «il migliore compromesso». Il capo dell'Eliseo ha ribadito che la minaccia di una hard brexit non è ancora fuori dagli scenari e che la lunga proroga non sia sufficiente per garantire che Londra agisca in maniera responsabile come membro dell'Ue.

Secondo il The Guardian, Macron avrebbe chiesto di inserire all'interno del comunicato del summit una precisazione sul fatto che il Regno Unito «debba astenersi da qualsiasi misura che possa mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi dell'unione, in particolare durante la sua partecipazione ai processi decisionali».

Elezioni europee

Ora a preoccupare Londra è lo spettro delle elezioni europee. Le regole comunitarie non consentono a un Paese, anche se vicino all'uscita, di non avere rappresentanti all'Eurocamera. Se il Parlamento europeo venisse costituito senza i rappresentanti di uno Stato membro allora la Corte di Giustizia potrebbe impugnare le sue delibere e dichiararle illegittime.

«Per me è molto importante che il Regno Unito dichiari che si preparerà per le elezioni europee, questo garantisce il funzionamento delle istituzioni Ue», ha dichiarato Merkel. Per Londra ci sono ora due scenari possibili. Il primo, quello più rigido, prevede che il Regno Unito prenda parte alle elezioni del prossimo 23 maggio.

L'altra opzione, più flessibile – che potrebbe evitare a Westminster di dover mettere in piede una campagna elettorale in fretta e furia e con poca credibilità – è Londra fuori dall'Ue prima dell'insediamento del nuovo parlamento: così da sventare l'ipotesi di dover presentare dei candidati in vista di maggio.

I possibili candidati

La partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee costituirebbe un vero smacco per Londra e per il partito dei Tory. A tre anni dal referendum sulla Brexit i conservatori dovrebbero ammettere una pesante sconfitta e Westminster rischierebbe un serio capovolgimento di fronti.

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Shutterstock|Nigel Farage ex leader dell'Uikp

A essere in crescita nei sondaggi in vista di una possibile elezione è il nuovo partito di Nigel Farage, uno dei maggiori sostenitori della Brexit, e l'uomo dietro al referendum del 2016, che dopo aver abbandonato il suo Ukip ha fondato il Brexit Party. Obiettivo dichiarato di Farage è spingere per il suo programma anti-europeista e ottenere quello che i conservatori non sono riusciti a ottenere: l'uscita dall'Ue.

Le elezioni rappresenterebbero un problema anche per il partito di Corbyn. Il leader dei laburisti sarebbe punito da quei suoi sostenitori che non gli perdonano l'ambiguità sulla Brexit e i compromessi con Theresa May.

Il futuro di May

L'estensione fino al 31 ottobre è un brutto colpo per la premier britannica che non ha saputo tener fede alla sua promessa. La premier aveva dichiarato che non avrebbe permesso un'estensione oltre il 30 giugno. In vista della terza votazione, aveva anche dichiarato di essere disposta a farsi da parte in caso di un voto favorevole.

Sembra dunque improbabile che May lasci Downing Street prima di ottobre. La premier intende rispettare la sua decisione di dimettersi solo dopo aver fatto approvare dal parlamento l'accordo sulla Brexit, il che significa che continuerà a cercare di fare tutto il possibile, per il tempo concessole dall'Ue, per anticipare l'uscita o garantire una Brexit ordinata il 31 ottobre.

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