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Roma Tre plastic-free. Greenpeace: «L’effetto Greta ha contagiato i giovani»

11 Aprile 2019 - 06:12 Angela Gennaro
Al via la campagna dell'ateneo di Roma Tre: 30mila borracce di acciaio inossidabile per combattere le 100mila bottigliette di plastica consumate ogni giorno

The message is the battle, Il messaggio è la bottiglia. Sulle note di Message in a bottle dei Police prende forma la campagna avviata dall’Università di Roma Tre, uno dei principali atenei della Capitale. A presentarla c’erano dal rettore Luca Pietromarchi, Neri Marcorè, Giorgio Romiti de Le Iene e il direttore di Greenpeace Giuseppe Onufrio. Roma Tre sarà il primo ateneo a regalare 30mila borracce di acciaio inossidabile ai suoi studenti. L’obiettivo è sostituire (possibilmente del tutto) la plastica.

The message is the battle, ed è un messaggio semplice: mandare la plastica in pensione, il prima possibile. «Durante gli esami abbiamo visto che gli studenti tirano fuori il telefonino, un libro e l’immancabile bottiglietta di plastica d’acqua», spiega il rettore dell’ateneo, Luca Pietromarchi. «Automaticamente le nostre aule sono diventate delle foreste di plastica: così è nata questa nostra iniziativa».

Il progetto vuole seguire anche la Strategia Europea sulla plastica «che vieterà a partire dal 2021 la vendita di moltissimi articoli in plastica monouso». I numeri parlano da soli: si tratterebbe di circa 10mila bottigliette di plastica ogni giorno in meno, dice il rettore. «L’università ha la missione di pensare al futuro dei suoi studenti e Roma Tre questo futuro lo vuole pensare più sostenibile e più pulito».

Roma Tre, università plastic-free. Greenpeace: «L'effetto Greta ha contagiato i giovani» foto 1Giuseppe Onufrio, Greenpeace

L’iniziativa è importante per due motivi, spiega a Open il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio. «Il primo: perché è facilmente replicabile. E il secondo: perché viene da un istituto di formazione e ricerca». Al di là dei numeri, insomma, si tratta di un segnale importante per Greenpeace. «Un segnale sui problemi provocati dalla plastica: tutte queste iniziative mirano a organizzare una domanda sociale di innovazione».

E poi ci vorrebbe un altro, fondamentale, passaggio: «Che le grandi multinazionali si prendano le loro responsabilità e intervengano sul packaging», spiega Giuseppe Onufrio. «Per noi la soluzione non sono le bioplastiche, che comunque prevedono uno sfruttamento dei terreni. È necessario intaccare il concetto stesso di usa e getta, e in questo l’iniziativa dell’università segna un passo molto importante». Su questi temi «la sensibilità è crescente più si va verso i giovani», dice Onufrio. È anche un po’ un “effetto Greta”: «C’è una generazione che si sta rendendo conto che quelle precedenti hanno loro rovinato il futuro».

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