«La punizione è bullismo di ritorno»: denunciata la preside che aveva sospeso i bulli di Pistoia

Secondo i genitori di due dei ragazzi la dirigente avrebbe abusato del suo potere e le punizioni «non avrebbero fine rieducativo, ma vendicativo e umiliante; un trattamento disumano e degradante»

Punizione eccessiva. Questal'accusa pronunciata da due delle famiglie dei sette ragazzi coinvolti nell'episodio di bullismo dello scorso 28 marzo al liceo Pistrocchi di Pistoia. I ragazzi, secondo quanto era stato chiarito dalla stessa dirigente, avrebbero legato e ripreso con il cellulare una coetanea che si era ubriacata durante l'assemblea d'istituto. Sulle pene da infliggere ai ragazzi, Consiglio d'istituto e preside si erano divisi: più severa l'assemblea di genitori e docenti che sembrava prospettare una bocciatura per la vittima e i presunti carnefici, più morbida la dirigente che aveva parlato di un mese di sospensione.


Poi, a distanza di pochi giorni, la reazione delle famiglie. La presideElisabetta Pastacaldi avrebbe messo in pratica un «bullismo di ritorno» contro dei ragazzi, secondo quanto sostiene il legale delle famiglie, colpevoli soltanto di aver assistito, senza partecipare,alla «bravata» di coetanei (ovviamente ignoti).


Inoltre alla preside viene imputato di non essersi resa disponibile, nonostante le ripetute richieste, a fornire copia della delibera dei provvedimenti disciplinari emanati lo scorso2 aprile. Per questo, secondo il legale dei genitore dei due ragazzi, l'avvocato Fabio Maria Galiani, oltre al reato di abuso d'ufficio e di mezzi di correzione, si potrebbe configurare anche quello di rifiuto e omissione d'atti d'ufficio.

Quello che però, al di là delle responsabilità più o meno oggettive e del ruolo avuto dai singoli studenti nella vicenda, sembra interessante è il commento del legale rappresentante, e quindi, conseguentemente, delle stesse famiglie, in merito a quelli che potremmo chiamare "servizi sociali" a cui i sette ragazzi sono stati obbligati, oltre alla sospensione.

Si tratta, banalmente, di pulizie all'interno dell'istituto. Secondo quanto riporta il quotidiano la Repubblica, per il legale i giovani avrebbero«tra le varie mansioni, quella di pulire i bagni. – e commenta Galiani – Non mi pare una sanzione correlata alla violazione, né che il fine sia rieducativo, ma vendicativo e umiliante; un trattamento disumano e degradante».

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