Una manifestazione che comincia con un saluto e un applauso a Massimo Bordin, scomparso il 17 aprile scorso a 67 anni, per «continuare quella che era una sua lotta e continua a essere la nostra lotta: quella per la vita di Radio Radicale». La manifestazione per la sopravvivenza dell'emittente si è tenuta stamane, domenica 21 aprile, nel giorno di Pasqua, in piazza della Madonna di Loreto a Roma, accanto all'Altare della Patria e a due passi dal Campidoglio. Per far sentire forte la propria voce contro il rischio concreto di chiusura dovuto al taglio dei fondi pubblici all'editoria.
La manifestazione comincia proprio con la voce di Bordin, storico direttore e conduttore della rassegna stampa più ascoltata da politici e giornalisti – Stampa e Regime – e con il suo intervento, a febbraio scorso, all'ultimo Congresso radicale che ha visto proprio al centro il rischio di chiusura della storica emittente, che da oltre 40 anni trasmette i lavori parlamentari, congressi di partito, processi, manifestazioni, appuntamenti di attualità e di politica.
In piazza ci sono Maurizio Turco, coordinatore della Presidenza del Partito Radicale – e quindi editore della radio – Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni e Irene Testa sempre del Partito Radicale. E poi Vincenzo Vita, presidente della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani e in sciopero della fame da oltre 50 giorni.
Ma ci sono anche rappresentanti di altre forze politiche, anche del governo, come Giuseppe Basini, deputato leghista. E poi Giuseppe Moles di Forza Italia, Filippo Sensi e Roberto Giachetti del Partito Democratico, Fabrizio Cicchitto, presidente dell'Associazione Riformismo e Libertà.
Radio Radicale «fornisce un servizio non paragonabile a quello fatto da altre testate», dice la senatrice Emma Bonino, storica esponente della galassia radicale – «dalle trasmissioni dei congressi a quelle dei processi, senza dimenticare lo storico archivio. Non si capisce perché si voglia chiudere la radio, se non per la paura della trasparenza. Proveremo tutte le strade possibili a livello parlamentare ma è utile anche la pressione dell'opinione pubblica».
Senza una proroga della convenzione«la radio chiude», spiega il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio. «C'è un appello trasversale di molti parlamentari per una proroga, lavoriamo e ci impegniamo perché il consenso si allarghi e il Governo ci ripensi».
Foto Irene Testa/Facebook