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Jovanotti, l’uomo pop del Salone del Libro: «Odio i consigli letterari»

11 Maggio 2019 - 21:51 Giulia Marchina
Cappello nero a tesa larga, completo verde smeraldo e una camicia che non passa inosservata. In sala circa settecento persone

È l’evento pop del Salone del Libro di Torino, di certo. Jovanotti entra nella Sala Oro dell’Oval del Lingotto Fiere. Cappello nero a tesa larga, completo verde smeraldo e una camicia che non passa inosservata. In sala, circa settecento persone. Una folla adorante non vede l’ora di conoscere il ragazzo fortunato in veste di lettore. Passa in rassegna un sacco di testi: dai classici alla letteratura moderna, «un libro è come una canzone», dice. «Quando io scrivo una canzone, sento che diventerà potente per me ma soprattutto per gli altri, perché è come e avessi un orgasmo. E penso accada così anche agli scrittori». Legge Joseph Conrad, «il più grande della letteratura inglese, e lo dico da ignorante», dice mentre sorride. Ma un occhio di riguardo anche per l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, e mentre ne parla, fuori della sala irrompe della musica ad alto volume: «Che meraviglia, ma questa è taranta!», e inizia a ritmare con bocca e gambe.

Prosegue nel flusso di parole, e ammette di non aver mai visto Star Trek. Che odia i consigli letterari, perché «è come consigliare a qualcuno con chi fidanzarsi, mica è una cosa che si fa. Quindi perché qualcuno dovrebbe consigliarmi un libro?». Si lamenta coi saggisti: «Per quale motivo dovreste scrivere quelle bestie di libri, migliaia di pagine, quando i concetti importanti sul serio li potreste sintetizzare in duecento pagine? Meglio un libro breve e bello che lungo e brutto». Non si arresta Jovanotti, parla dei libri che lo hanno influenzato, di quei testi con energia propulsiva. Racconta che si è messo a studiare lo spagnolo per leggere Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez. Parla di solidarietà tra la gente, di non riuscire a voltarsi dall’altra parte quando vene qualcuno in difficoltà, specie i bambini. 

Poi i ringraziamenti, nei confronti del pubblico, della gente in generale, «che a volte mi complica la vita, ma in fondo me la arricchisce». Cherubini non usa Wikipedia, ha paura ad usarlo, «temo di leggere troppe cazzate». La chiacchierata si chiude con una argomento insolito: la danza. Canticchia qualche verso di Lucio Dalla, indossa il cappello che aveva tolto all’inizio dell’incontro e sguscia via. 

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