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Videochiamate, treni e ansia: le relazioni a distanza nell’era FaceTime

15 Maggio 2019 - 06:18 Felice Florio
Studi internazionali, lavori sempre più mobili e la naturale propensione a sentirsi cittadini di un mondo iperconnesso, dove trasporti e tecnologia hanno svuotato il concetto di lontananza, hanno modificato le relazioni amorose delle nuove generazioni

«Sarebbe una follia dire che non è cambiata la mia relazione con Enrica dopo la sua partenza. Ma sarebbe altrettanto sbagliato dire che si tratta di un cambiamento negativo. Ovvio, le difficoltà aumentano. Ma superandole, il rapporto si sta solidificando sempre di più». Antonio è rimasto a studiare in Puglia e non ha ancora scelto dove andare a vivere per proseguire la sua carriera. Enrica, fidanzata con lui da più di 5 anni, vive ormai da due anni tra Milano e Roma.

«Una cosa che inevitabilmente è cambiata, almeno da parte mia, è l’importanza che attribuisco a ogni minuto che passiamo insieme», racconta Enrica. Le brillano gli occhi mentre parla del suo fidanzato. «Prima di trasferirmi – continua – eravamo abituati a vederci ogni giorno, anche solo per 5 minuti e il fatto stesso che ci salutavamo con “ci vediamo domani” tendeva a togliere importanza a quei momenti a cui ora mi appendo prima di partire, anche il semplice saluto».

L’idea che non vedersi con assiduità renda più sottile il legame è un pensiero che sembra non riguardare millennials e post-millennials: «Dal mio punto di vista la nostra relazione si è rafforzata proprio perché in quei pochi giorni che ci vediamo dobbiamo recuperare mesi interi di lontananza», spiega Enrica. E forse non è un modo di vivere i sentimenti che appartiene solo ai giovani del nuovo millennio: un antico proverbio arabo recita «L’amore nasce dall’assenza».

Non si manderanno più le lettere come il soldato che partiva per la guerra e la moglie che lo aspettava sull’uscio di casa, ma anche Antonio e Enrica hanno una soluzione per sentirsi più vicini: «Per “mancarci di meno” parliamo ore al telefono e facciamo lunghe videochiamate», dice Antonio. Di media riescono a passare insieme una settimana ogni due mesi. «Ho accettato del tutto la distanza. Però non voglio nascondere che, senza fretta, mi auguro che nel futuro potremo vivere insieme nella stessa città», conclude Enrica.

Videochiamate, treni e ansia: le relazioni a distanza nell'era FaceTime foto 1

Uno studio sul tema delle relazioni a distanza racconta la situazione di Enrica, Silvia, Nicola e gli altri ragazzi a cui abbiamo chiesto di raccontare come si vive la lontananza nel 2019. L’osservatorio C-Date, spin-off del sito di incontri online, ha svolto un’indagine su mille italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Un aspetto emerso è che le ultime innovazioni in ambito sentimentale, come le app di dating e siti di incontri sempre più sviluppati, hanno favorito la diffusione delle relazioni a distanza.

Il risultato? Sei italiani su 10 hanno provato questo tipo di relazione. Il fenomeno riguarda maggiormente chi proviene da piccoli centri abitati e cittadine di provincia. La ricerca Long distance Lovers riguarda soprattutto chi vive una relazione a distanza per riservarsi la possibilità di avere un amante. I risultati però combaciano con i ragazzi che per studio o lavoro hanno dovuto separarsi: le percentuali più alte di distance lovers toccano partner trasferitisi a Milano, Bologna e Roma. 

L’osservatorio C-Date ha calcolato che il 50% del campione, per incontrare il proprio partner, copre una distanza media di 100 chilometri, il 18% deve viaggiare per una media di 300 chilometri e solo un italiano su 10 si sposta in un range che va dai 600 chilometri in su. Tra loro c’è Nicola: da Trento, una volta al mese, torna al Sud per stare con Silvia. «Quando ci rivediamo è bellissimo ed è tutto come quando vivevamo nella stessa città».

Stanno insieme da sei anni. Due anni fa Nicola è dovuto partire per motivi di studio. «La paura più grande è ovviamente che la relazione si raffreddi – dice Silvia, sorridente -. Analizzando razionalmente il mio caso, però, penso che il rapporto sia addirittura migliorato: la distanza ci ha permesso di conoscerci ancora meglio e di dare importanza alle piccole cose che prima sembravano superflue».

Entrambi, come fattor comune, vedono nelle videochiamate un importante mezzo per sentirsi più vicini. Poi Silvia ci racconta una cosa che fa comprendere come la lontananza sia diventata una forza nelle ultime generazioni: «Ad oggi il periodo più lungo di distanza è stato di due mesi.

Ma la cosa più bella, quella che ogni volta mi fa passare la malinconia, è la sensazione che avverto qualche giorno prima della fatidica data: è una felicità mista ad ansia. Non saprei nemmeno descriverla, è come se fosse sempre un primo appuntamento».

Una seconda ricerca portata avanti oltreoceano dal magazine Atlas Obscura ha raccolto 595 testimonianze di esperienze di amori vissuti nonostante centinaia (spesso migliaia) chilometri di distanza. Dalle storie dei lettori, la rivista ha potuto trarre conclusioni che confermano le sensazioni dei giovani che abbiamo intervistato. Per prima cosa, pare che le relazioni a distanza non siano affatto passeggere come si crede nell’immaginario comune. La media di durata è alta e il rapporto più lungo.

Nel caso di cinque testimonianze, i fidanzamenti sono durati più 30 anni. Altre dodici relazioni vanno avanti da più di 10 anni. L’aspetto più singolare è che delle 595 storie prese in esame, 478 durano tutt’oggi. «È cambiato il mio modo di concepire un rapporto di coppia dopo che sono partita- racconta Graziana.

Lei e Vincenzo vivono a 869 km di distanza esatti, calcolati da lei. -. Se alla base c’è un rapporto solido, la distanza è un valore aggiunto. Induce le persone a raccontarsi e ad ascoltarsi reciprocamente. In questo modo la comunicazione non manca mai e ci si conosce sempre di più. È possibile viversi senza sentire mai il peso della monotonia».

È vero che le distanze statunitensi sono molto più ampie rispetto a quelle italiane, ma il magazine ha potuto verificare che due testimoni vivono il loro amore a ben 19 mila chilometri di distanza. In America come in Italia, la causa principale della lontananza è lo studio o il lavoro. 

Maria Alessia e Giuseppe si sono separati a fasi alterne per motivi di studio. Hanno entrambi 24 anni e, dopo aver frequentato la stessa classe di liceo, lei si è iscritta a Psicologia e lui a Medicina. Adesso sono tornati ad abitare in due cittadine vicine del Sud Italia, ma la possibilità di allontanarsi all’improvviso è più che concreta. Detto ciò, nessuno dei due pare preoccupato.

 «Se il legame è sincero, non c’è distanza che tenga: per me la relazione è rimasta sempre identica – racconta Maria Alessia con un libro di Freud sottobraccio -. È comunque un’opportunità vivere distanti perché ti aiuta a fare i conti con le mancanze, a convivere maggiormente con te stesso e con i timori che inevitabilmente insorgono quando il tuo partner è lontano».

Anche lei e Giuseppe hanno adottato delle tattiche per mancarsi di meno: «Le videochiamate si intensificano e i regali si trasformano: abbiamo fatto la fortuna di Trenitalia e Alitalia a furia di regalarci biglietti a vicenda», ride Giuseppe. 

«Quando ci si rivede le emozioni si amplificano in positivo – dice Maria Alessia -. Con il tempo la distanza si accetta perché diventa parte della routine, tutto sta nell’affinare le proprie capacità di adattamento ai problemi e alle difficoltà, ma questo vale anche nella vita di tutti i giorni. Tuttavia resta inevitabile, dopo otto anni di relazione, iniziare a sognare e progettare una vita in cui le strade di entrambi si ricongiungano concretamente in una città che sia idonea per tutti e due».

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