Il «salva Di Maio» e gli attacchi a Rousseau

Ci hanno distratto con problemi tecnici e presunti pirati informatici, ma è stata una mossa politica

R0gue_0 al momento mantiene il silenzio stampa. Il pirata informatico si era palesato con un tweet il 29 maggio 2019 alle ore 21:12 scrivendo un banale: «Io ti salverò #cinedimissioni» per poi scomparire nuovamente nel nulla. Ormai sono mesi che non dimostra di avere accesso alla piattaforma Rousseau e si potrebbe pensare che i tecnici gli abbiano effettivamente chiuso le porte.


Partiamo dal voto. Luigi Di Maio è stato riconfermato capo politico del Movimento 5 Stelle con un voto lampo che ha coinvolto 56.127 votanti, 3.710 in più dei 52.417 che avevano votato per salvare con l’immunità Matteo Salvini sul caso Diciotti. Secondo il confermato capo politico del Movimento 5 Stelle, vice presidente del Consiglio, ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, si tratta di un record mondiale per una votazione online in un singolo giorno per una forza politica. Lo afferma in un post Facebook poco dopo la chiusura del voto:


Tra l’80% del «Remain» contro il 20% del «Gigexit»e il record mondiale rimane il fatto che un numero di persone poco più alto della popolazione residente a Bitonto in provincia di Bari ha deciso per conto di 4.552.527 cittadini che hanno votato per il Movimento 5 Stelle in queste elezioni europee 2019. Dati ben diversi da quelli raggiunti in Estonia dove le statistiche sul voto online avevano superato i 180 mila voti durante le elezioni locali del 15 ottobre 2017 e senza particolari lamentele sulla stabilità della piattaforma utilizzata:

Gli I-voting in Estonia negli ultimi anni

Secondo il comunicato del Movimento 5 Stelle, pubblicato sul sito ufficiale del partito, ci sarebbero stati «tre attacchi sventati»:

Anche oggi hanno provato a metterci i bastoni tra le ruote, con tre attacchi DDoS (dalle 11:17 alle 11:21, dalle 11:38 alle 11:40 e dalle 12:30 alle 13:00 circa).

Se per la piattaforma Rousseau gli attacchi DDoS ad oggi risultano preoccupanti – anche se «sventati» – forse era meglio spostare tutto verso servizi che garantiscono protezioni adeguate senza dover nemmeno muovere un dito. Il dato preoccupante non è quello tecnico e non è quello dei record, ma piuttosto «legale». A chiedere il voto sarebbe stato Luigi Di Maio attraverso il blog ufficiale del partito in un comunicato del 29 maggio 2019 alle ore 9:54, 24 prima del voto sulla piattaforma Rousseau:

Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico, perché è giusto che siate voi ad esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato.

Da Statuto il voto di sfiducia del capo politico ha delle regole ben precise:

e) il Capo Politico può essere sfiduciato con delibera assunta a maggioranza assoluta dei componenti del Comitato di Garanzia e/o dal Garante, ratificata da una consultazione in Rete degli iscritti, in conformità a quanto previsto dal presente Statuto.

Ad oggi non si hanno notizie di una delibera assunta dal Comitato di Garanzia – composto da Giancarlo Cancelleri, Vito Crimi e Roberta Lombardi – o dal Garante, quello di oggi non era un voto ufficiale ma senza dubbio politico per anticipare e zittire eventuali malumori pubblici che sarebbero potuti nascere a seguito di una decisione da parte del Comitato o dal Garante. Da oggi nessuno dei parlamentari del Movimento, nemmeno un Beppe Grillo che non ci pensa nemmeno, potrebbe richiedere formalmente secondo Statuto un voto di sfiducia nei suoi confronti visto che «la base ha già deliberato» senza alcun confronto o dibattito.

Ci siamo distratti tutti di fronte a critiche alla piattaforma, a un tweet inutile di Rogue_0, annunci di «voti record» e tanta tanta satira politica come quella – meravigliosa – di Natangelo, mentre probabilmente dovevamo renderci conto di un’altra vicenda: il voto a distanza di appena 2 giorni dalla disfatta europea era un salva Di Maio per zittire i colleghi scontenti.

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