Rischia l’espulsione e il rimpatrio in Serbia, ma è italiano: la strana storia di un 29enne veronese

Il ritiro della carta d’identità da parte delle forze dell’ordine e ora il rischio di essere espulso in Serbia

Mario Hudorovich è nato a Bovolone, nella provincia di Verona, ha 29 anni. Ma per lo Stato italiano deve essere rimpatriato in Serbia. «Una vicenda kafkiana – ha denunciato il suo avvocato Ivano Chiesa, che assiste il 29enne insieme al collega Mario Fortunato – che non dovrebbe accadere in un paese democratico».


Per le forze dell’ordine Hudorovich sarebbe Djuliano Jovanovic, nato in Serbia nel 1986, un nominativo sulla lista delle persone da espellere di cui Hudorovich ammette di aver usato la carta d’identità falsa intestata a quell’alias per anni, nonostante il diritto alla cittadinanza.


Alla domanda di chiarimenti sull’uso della falsa identità, Hudorovich ha parlato a Open di problemi familiari che non ha voluto specificare. Così come non ha chiarito perché ha aspettato tanto nel richiedere i documenti italiani che gli spettavano fin dalla nascita.

Il controllo dei documenti

Hudorovich, nato da padre con passaporto italiano, così come il nonno, il 21 giugno scorso si trovava in un bar nel centro di Milano quando è stato avvicinato dalla polizia per un controllo documenti, tutto in ordine. Poi un agente torna dal 29enne: «Hey tu fermati, hai fatto vedere i documenti?», chiede l’agente. «Gli ho risposto di sì», ha dichiarato Hudorovich a Open.

«Come hai fatto ad avere questa carta d’identità», mi chiese «Quanto l’hai pagata?». «Ero sconvolto, non capivo il perché di quelle domande. Non l’ho pagata niente», ho risposto.

Bloccato all’aeroporto: la confisca della carta d’identità

Tre giorni dopo all’aeroporto ancora problemi per Hudorovich che, in partenza per la Serbia per il funerale di un parente, è costretto a rimanere in Italia. «Sono originario della Serbia, ma averne la cittadinanza è tutta un’altra questione».

A Hudorovich viene sequestrata la carta d’identità, l’accusa è di averla ottenuta in maniera fraudolenta. «Come si fa a condannare una persona senza avere la certezza?». Chiedo spiegazioni, mi trattengono diverse ore in aeroporto, ma la risposta è sempre la stessa: «Se vuoi spiegazioni chiedi ai tuoi avvocati. Questa carta non la rivedrai più».

«Il poliziotto mi ha trattato malissimo, come un animale. Non capivo più niente, non capivo cosa stesse succedendo».

Il documento di identità di Hudorovich era stato rilasciato regolarmente dal comune di Milano, dopo la presentazione dei documenti necessari, tra cui l’atto di nascita. «Nei documenti c’è scritto che sono iscritto nell’anagrafe familiare, che sono il figlio di un italiano».

Hudorovich si trova ora detenuto al cpr di Torino, il Centro di Permanenza per il Rimpatrio, in attesa che venga fatta chiarezza sulla sua vicenda, lontano dalla sua bambina di due anni, e dalla famiglia.

Il padre nato a Thiene, in provincia di Vicenza, è cresciuto in Italia e ha ottenuto la cittadinanza dal padre, anch’egli con passaporto italiano. «Mi hanno buttato in un centro di accoglienza, un centro per stranieri, non per italiani. Cosa accadrà se la Serbia mi rifuterà?». Hudorovich chiarisce di non aver mai avuto un passaporto serbo, nonostante la nazionalità della madre. 

«Chiedo che un giudice guardi bene i documenti e le carte prima di condannare un cittadino italiano all’espatrio – chiede Hudorovich – e dichiarare colpevole una persona innocente».

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