Il segreto dagli scacchi sul grande enigma: vince chi è intelligente o più esperto?

Essere intelligenti e fare esperienza sono due fattori difficili da studiare separatamente

Sappiamo che nel nostro cervello le connessioni neuronali sono in continua evoluzione. Ogni nostra esperienza, ogni ricordo, determinano un aggiornamento nella rete di neuroni della corteccia cerebrale. Questo significa che anche la nostra intelligenza può essere allenata, come facciamo coi muscoli in palestra? Imparare è una attività che sembra determinante, come vediamo anche nel campo dell’intelligenza artificiale attraverso il machine learning e lo studio delle reti neurali che imitano quelle del cervello. Lo trascuriamo spesso, ma cultura e natura interagiscono assieme, quando in gioco c’è la nostra capacità di interpretare il Mondo ed escogitare nuove soluzioni ai problemi che dobbiamo affrontare ogni giorno. Lo studio pubblicato recentemente su Pnas (organo dell’Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti) è l’ultimo di una lunga serie che cerca di dare una risposta più accurata alla domanda fondamentale: fino a che punto l’intelligenza dipende dal corredo genetico ricevuto per nascita, e fino a che punto si può migliorare attraverso l’esperienza?


Influisce di più il Qi o la pratica?

I ricercatori hanno indagato sull’interazione tra intelligenza e pratica e su come possa influire sull’acquisizione di abilità sempre più complesse nell’arco della nostra vita. Uno degli assunti considerati fondanti dell’intelligenza recita che «persone più capaci beneficiano maggiormente della stessa quantità di apprendimento delle attività», ma difficilmente è possibile verificarlo in maniera empirica. Quel che ancora è difficile capire in particolare, è il modo in cui i due fattori si uniscono assieme nel farci acquisiere nuove capacità. Così i ricercatori hanno messo in opera un approccio che mira a osservarne l’interazione, mediante uno studio longitudinale dei giocatori di Scacchi. Ovvero, hanno studiato le carriere di diversi giocatori, monitorandone la crescita durante i tornei.


L’importanza degli scacchi nello studio dell’intelligenza

Gli Scacchi sono stati anche il gioco attraverso il quale è stato possibile far imitare a un computer il “ragionamento” umano, arrivando alla clamorosa sconfitta del campione del Mondo Garry Kasparov nel 1997, con una macchina della Ibm chiamata Deep blu. In certo modo, date le diverse mosse e le combinazioni possibili, è possibile anche avere una cifra delle abilità acquisite dai giocatori. Nello studio si vede anche come gli individui più intelligenti avessero maggiori probabilità di potenziare le proprie abilità attraverso la pratica. Secondo i ricercatori sarebbe dunque ininfluente esaminare la pratica e il Quoziente intellettivo separatamente.

Flickr/Marco Verch/Mossa di Scacchi.

Sullo stesso tema: