Boschi e la guerra al M5s: «Non ritiro le querele contro i grillini»

Per l’ex ministra, la nascita dell’esecutivo giallorosso non è un colpo di spugna sul passato. E non ritirerà le querele contro i 5 Stelle

Una Maria Elena Boschi a tutto campo quella che commenta la nascita dell’esecutivo giallorosso. In un’intervista a Il Messaggero, l’ex ministra entra nel dettaglio del ribaltamento di posizione che ha visto Matteo Renzi in prima fila per dare il via all’alleanza con gli avversari politici con cui i toni polemici sono arrivati fino alle aule di tribunale.


Boschi non ritirerà le querele nei confronti dei 5 Stelle, chiarisce. E alla domanda se come mai non si sia alzata durante gli applausi a Nicola Zingaretti durante la direzione Pd che ha approvato il mandato per il sì al governo con i 5 Stelle, commenta lapidaria: «Non farei l’esegesi delle ovazioni».


Per Boschi è importante che il Partito Democratico si sia «ritrovato sulla proposta di Renzi di un Governo che metta in sicurezza l’Italia e in minoranza Salvini». La contrapposizione è chiara: quella fra i due Matteo, in cui Renzi risulta oggi vincitore.

«Diciamo – affonda Boschi – che se non ci fosse stato Renzi oggi avremmo Salvini a torso nudo in tutte le tv italiane a fare campagna elettorale. Le sembra una garanzia sufficiente?».

Non è però un colpo di spugna sul passato. L’alleanza giallorossa è un passaggio inevitabile ma soltanto per «evitare l’aumento dell’Iva e i pieni poteri a un uomo instabile come l’ormai ex ministro dell’Interno. L’accordo di governo è un mezzo per raggiungere questi obiettivi. E penso che abbiamo dimostrato davvero di anteporre l’interesse del Paese mettendo da parte ogni questione personale e senza chiedere nessuna poltrona».

Sì, perché l’ex ministro conferma che i renziani («una categoria che fatico a comprendere») non entreranno nell’esecutivo. Boschi evita poi di commentare il totonomine sui futuri ministri dell’esecutivo Conte, ma su Gentiloni, che in molti indicano come possibile Commissario europeo, tende la mano: «Ho lavorato con Paolo per quattro anni. Se sarà lui il prescelto penso che sarà una scelta di qualità per l’Italia».

Sul nodo dell’eventuale scissione dei renziani in uscita dal Pd sembra ripetere il mantra di Matteo Renzi. «Le discussioni interne al Pd le faremo il giorno dopo la fiducia al governo. Prima viene l’interesse dell’Italia, poi il confronto nel partito».

E sulla prossima Leopolda, che da più parti viene indicata proprio come il luogo dove il nuovo partito renziano potrebbe nascere, non mette paletti: «Sarà quella del decennale. Se penso a quanta strada abbiamo fatto da quando siamo partiti… Lanceremo proposte per il futuro, guardando avanti e pensando all’Italia».

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