Scandalo fondi russi alla Lega, tutto quello che si sa dopo la perquisizione del cellulare di Savoini

I pm milanesi non hanno trovato nello smartphone prove di contatti tra Matteo Salvini e il suo ex portavoce, ma le trattative per incontrare i russi al Metropol sarebbero iniziate già nell’estate 2018

Iniziano a emergere dati rilevanti per le indagini, dall’ispezione dello smartphone di Gianluca Savoini, il leghista indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega. Nella memoria del telefono di Savoini pare che si trovino frammenti di messaggi preparatori all’incontro del 18 ottobre 2018 al Metropol di Mosca che sembrano essere stati scambiati già nell’estate 2018. In particolare Savoini avrebbe avuto contatti via chat con persone vicine a Andrey Yuryevich Kharchenko e Ilya Andreevich Yakunin identificati dal sito BuzzFeed, come i russi coinvolti nel meeting la cui identità sarebbe stata rivelata dalle registrazioni, e di una terza persona ancora da identificare.


Niente contatti con Salvini

Non sono invece state rilevate nel telefono di Savoini tracce di comunicazioni dirette con Matteo Salvini. L’ex presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia ed ex portavoce di Matteo Salvini aveva però comprato il telefono da poco, l’analisi del suo contenuto è quindi molto limitata a livello temporale. I pm di Milano avevano affermato che il sequestro di questo era legittimo perché l’audio acquisito all’hotel Metropol di Mosca, sequestrato dagli inquirenti ai fini delle indagini e pubblicato da BuzzFeed è «legittimo ed è una fonte di prova». L’audio in questione cattura una conversazione tenutasi al Metropol che mirava a concordare i termini di un accordo volto a far sì che i russi sostenessero il partito di Salvini in cambio dell’acquisto da parte dell’Eni di 3 milioni di tonnellate di petrolio russo. Transazione dalla quale sarebbero avanzati 65 milioni da versare alle Lega.


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