Cresce la dispersione scolastica nel Mezzogiorno e continua la fuga dei giovani

«Registro con grande preoccupazione la crisi demografica con un crollo senza precedenti del tasso di natalità e crescente emigrazione verso nord e estero» ha detto il presidente del Consiglio Conte

Il tasso di abbandono scolastico dei giovani (18-24 anni) nel Mezzogiorno (che hanno al massimo la licenza media) è pari al 18,8% in crescita rispetto al 18,5%. La fotografia è dell’osservatorio Svimez che ha presentato alla Camera il rapporto 2019. «Il rapporto segnala sfiducia e rassegnazione tra i più giovani. Il piano per il Sud sarà varato entro fine anno» ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.


Secondo le proiezioni Istat nel 2065 la popolazione residente in Italia sarà pari a 54 milioni di persone: secondo Svimez il Mezzogiorno perderà una parte consistente delle sue forze più giovani (fino a 14 anni) pari a 1 milione e 46 mila unità e di quella in età da lavoro (da 15 a 64 anni) pari a 5 milioni e 95mila unità per effetto del «calo progressivo delle nascite e di una continua perdita migratoria».


In particolare la ‘nuova migrazione meridionale’ riguarda giovani con un elevato livello di istruzione: oltre il 68% dei cittadini italiani che nel 2017 ha lasciato il Mezzogiorno per una regione del Centro-Nord aveva almeno un titolo di studio di secondo livello (diploma superiore: 37,1% e laurea: 30,1%). La «consistente perdita dei giovani laureati» interessa tutte le regioni del Mezzogiorno e assume un rilievo maggiore in Basilica e Abruzzo, rispettivamente il 33,9% e il 35%.

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