Di Maio contro Conte: «M5s non vuole lo scudo penale per l’ex-Ilva. C’è un problema per la maggioranza»

Il presidente del Consiglio era pronto a re-introdurre lo scudo penale (tolto recentemente dopo un emendamento presentato dalla senatrice Lezzi) per non fornire alibi ad ArcelorMittal

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva detto che il governo era pronto a re-introdurre lo scudo penale, per non fornire alibi ad ArcelorMittal. Un punto da sempre complicato da digerire per il Movimento 5 Stelle, che con un emendamento firmato dalla senatrice pugliese Barbara Lezzi lo aveva fatto recentemente cancellare. Il capo politico M5s Luigi Di Maio, durante l’intervista del forum Ansa, ha invece ribadito: «Il gruppo parlamentare 5 Stelle non è d’accordo con lo scudo. So che sono stati presentati emendamenti su questo. Il fatto che questo avvenga dentro la maggioranza è un problema per la maggioranza».


Sia Italia Viva che il Pd hanno detto di essere favorevoli a interventi sull’immunità penale (introdotta nel 2015 dal governo Renzi). «Il caso ArcelorMittal è come Whirlpool. Siamo uno stato sovrano e dobbiamo obbligare Arcelor a rispettare gli impegni» ha detto l’ex ministro dello Sviluppo Economico. Poi ha attaccato Matteo Salvini: «Ogni volta che io provavo a essere duro, la Lega si schierava con Arcelor. Ora ho capito perché: hanno investito in Arcelor e stanno battagliando ancora per la multinazionale e non per i lavoratori. Abbiamo smascherato il finto sovranismo».


Il colosso franco-indiano era entrato negli stabilimenti dell’ex-Ilva a novembre 2018. Tra le motivazioni fornite dall’azienda al governo per recedere dal contratto ci sarebbe anche l’impossibilità di rispettare il piano industriale (e i livelli produttivi).

Intanto i commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria hanno annunciato che presenteranno un’ istanza all’autorità giudiziaria di Taranto per chiedere la proroga del termine del 13 dicembre fissato dal tribunale per la realizzazione degli adeguamenti di sicurezza dell’Altoforno 2 sottoposto a sequestro dopo l’incidente del giugno 2015 in cui morì l’operaio Alessandro Morricella.

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