Militari feriti in Iraq, le ipotesi dietro l’attacco: cosa e chi sta minacciando i soldati italiani

La fase che contraddistingue oggi la Siria e l’Iraq è di riorganizzazione e «frustrazione» in seguito all’uccisione di Al Baghdadi. E anche di rilancio

Un ordigno esplosivo rudimentale – detto Ied – è detonato ieri al passaggio delle Forze speciali italiane che si occupano di addestrare le forze curde contro l’Isis. In tarda mattinata, il convoglio con le truppe speciali italiane stava rientrando alla base nei pressi di Kirkuk, in Iraq, dopo una sessione di addestramento dedicata alle forze locali. Come previsto, alcuni militari procedevano a piedi. Ma improvvisamente è esploso un Ied, un ordigno improvvisato, nascosto lungo la carreggiata: l’esplosione ha investito i militari italiani ferendone cinque di loro.


«Si tratta di ordigni di varia natura», spiega Leonardo Tricarico Fondazione Icsa su RaiNews. «Non sempre sono bonificabili. Certo, la bonifica fa parte dell’addestramento», spiega.


Fin dalle prime ore sembra chiaro che l’attentato non farebbe parte di un disegno specifico contro il nostro paese. Né i capi di Al Qaeda né quelli dell’Isis, secondo gli elementi fin qui a disposizione, avrebbero elaborato una strategia contro l’Italia.

L’attacco è avvenuto a due giorni di distanza dal sedicesimo anniversario dell’attentato di Nassiriya del 12 novembre del 2003 in cui furono uccisi 19 italiani (12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito, un cooperatore internazionale e un regista) e 9 iracheni. 58 furono i feriti. Ma anche questa vicinanza temporale sembra, secondo più analisti, del tutto casuale.

La fase che contraddistingue oggi la Siria e l’Iraq è di riorganizzazione e «frustrazione» in seguito all’uccisione di Al Baghdadi. E anche di rilancio. «I terroristi hanno perduto molto territorio, ma la loro capacità rimane sempre molto insidiosa», aggiunge Tricarico. E l’attentato di ieri sembra in qualche modo legato alle misure di difesa delle zone dove Daesh è ancora presente.

L’ombra dell’Isis

Sul Corriere della Sera Lorenzo Tricarico scrive però che non è affatto strano che proprio a Kirkuk le truppe italiane siano prese di mira. E la prima pista per individuare i responsabili è quella dell’Isis. «Con lo scoppio delle rivolte popolari in tutto il Paese contro il governo del premier Adel Abdul Mahdi, le forze di sicurezza irachene sono costrette ad abbandonare la sorveglianza anti-Isis per controllare le piazze», nota.

A confermare i timori, le parole del generale in congedo Marco Bertolini, 66 anni, figlio di un reduce della Battaglia di El Alamein, intervistato ancora dal Corsera. Bertolini ha diretto dal 2004 al 2008 il «Comando interforze per le operazioni delle forze speciali» e conosce due dei militari feriti nell’attentato di ieri. «Non credo purtroppo si tratti di un’azione isolata, anzi ho il timore che dietro l’ordigno che è esploso ci sia una regia: potrebbe essere iniziata una nuova fase, con l’Isis che piano piano si riorganizza», dice il generale.

«Di sicuro, da quando Trump ha annunciato il ritiro degli americani dall’est dell’Eufrate, si stanno rimescolando le alleanze in tutta la grande area del Kurdistan, sempre più instabile». Anche perché, è il ragionamento, l’Isis «nel 2014 nacque proprio nel nord dell’Iraq e a Mosul addirittura batteva moneta. Ora è molto più debole certo, ma non vorrei che l’esplosione che ha coinvolto i nostri militari fosse l’azione di qualcuno che voglia accreditarsi, mettersi in luce, ritagliarsi nuovo spazio», aggiunge.

Daesh, nel confermare la morte del leader Abu Bakr al-Baghdadi e del portavoce dello Stato islamico (Isis) Abu al-Hassan al-Muhajir, ha d’altro canto immediatamente rilanciato le minacce all’Occidente con il nuovo portavoce del gruppo, Abu Hamza al-Qurashi.

Un frame tratto da Youtube mostra il califfo dello “stato islamico” tra Iraq e Siria, Abu Bakr Al Baghdadi, mentre recita la preghiera quotidiana in una moschea di Mosul, Beirut, 5 Luglio 2014. ANSA/ WEB/ YOUTUBE

«Piccola America, non gioire, che è arrivato colui che ti farà rimpiangere quanto hai sofferto con Al Baghdadi», si annuncia con un audio di 8 minuti. Il successore del leader storico del Daesh è Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurashi. «America, non ti rendi conto che lo Stato islamico è in prima linea in Europa e Africa occidentale? È esteso da est a ovest. Il vostro destino è controllato da un vecchio pazzo, che va a dormire con un’idea e si risveglia con un’altra. Non celebrate (la morte di Baghdadi, ndr), non siate arroganti».

La missione italiana

Il Califfato è stato dato per sconfitto troppo presto? L’unica relativa certezza, collegata ancora una volta agli sconvolgimenti dell’area, è che le forze speciali italiane sono impegnate in una zona dove, scrive su Repubblica Giampaolo Cadalanu, «bisognava ripulire la zona dalle forze dell’Isis che hanno rialzato la testa dopo l’offensiva turca sul Rojava e la liberazione di centinaia di jihadisti» Quella dell’esplosione è tra le aree più complesse: «la presenza di fondamentalisti sotto copertura, le cosiddette cellule “dormienti”, è considerata molto diffusa».

Non è chiaro se a questo punto per i 600 militari italiani della missione «Prima Parthica» il rischio ora aumenti. Nè è chiara la dinamica dell’esplosione di domenica. I dubbi vengono sollevati ancora da Cadalanu. Dove è successo? La generica indicazione dell’area nei pressi di Kurkik non trova conferme più specifiche: è avvenuto all’interno del Kurdistan iracheno o no?

Ufficiali dei Peshmerga hanno smentito a Repubblica ogni coinvolgimento nelle operazioni di ieri. Un altro ufficiale assicura che erano con l’esercito di Bagdad, impegnato, secondo i media iracheni, in operazioni complesse contro l’Isis nella zona di confine fra la provincia di Kirkuk e quella di Salahaddin. In quella zona si segnala ieri, nota ancora il quotidiano, intenso traffico di aerei militari: e no, i curdi non hanno una loro aeronautica.

Ma soprattutto: quali sono le regole di ingaggio? Assistenza e addestramento. Ma parlando di forze speciali, quindi dei Comsubin (ovvero Comando raggruppamento subacquei e incursori, corpo speciale della Marina Militare) e dei Col Moschin (il 9º Reggimento d’assalto paracadutisti, unico reparto incursori delle Forze speciali dell’Esercito), la riservatezza e il mistero non possono stupire.

In copertina militari italiani impegnati in Iraq, 2006. ANSA

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