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Silvia Romano, le autorità somale indagano su 23 jihadisti

20 Novembre 2019 - 08:46 Redazione
Secondo quanto riporta AdnKronos, le autorità somale ritengono che i 23 abbiano avuto un ruolo di spicco nell'organizzazione e nella gestione del rapimento della cooperante italiana

È trascorso un anno da quando la 24enne Silvia Romano veniva rapita da un gruppo di criminali locali in Kenya mentre lavorava a un progetto umanitario a Chakama, un piccolo villaggio keniota a un’ottantina di chilometri da Malindi. 

E a un anno dal rapimento, le informazioni sulla cooperante milanese 24enne restano avvolte per lo più dall’ignoto, in parte dovuto alla riservatezza e alla delicatezza del caso, ma anche alla difficoltà di riuscire a rintracciare con esattezza dove la ragazza si trovi. 

Proprio a un anno dal rapimento di Silvia Romano, le autorità somale hanno reso noto di aver emesso mandati di arresto e di sequestro di beni nei confronti di 23 uomini, tra pirati e johadisti, appartenenti all’organizzazione Al-Shaabab. Lo riporta l’agenzia di stampa AdnKronos.

Sugli uomini raggiunti da misure preventive personali e patrimoniali pende il sospetto di aver organizzato e gestito il sequestro di Silvia Romano. La giovane cooperante, infatti, non si troverebbe più in Kenya, ma sarebbe stata trasferita nel Sud-Ovest della Somalia, dove sarebbe tenuta come ostaggio politico da alcuni uomini vicini ad Al-Qaeda

L’arresto dei tre presunti rapitori 

In precedenza era stato dato l’ordine di arresto per tre uomini Moses Luwali Chembe, Abdulla Gababa Wario Guyo e Ibrahim Adhan Omar, ritenuti autori materiali del rapimento.

I primi due sono ancora detenuti nelle carceri di Nairobi, mentre il terzo uomo, dopo il pagamento di una cauzione, è tornato in libertà il 14 novembre scorso, dopo aver disertato il processo che lo vedeva imputato. E sarebbe proprio lui l’elemento di spicco nel caso del rapimento di Silvia Romano.

La figura chiave di Ibrahim Adhan Omar

L’uomo, secondo i rapporti del “Directorate of Criminal Investigations” riportati da la Repubblica, sarebbe un bracconiere e contrabbandiere di avorio. «Il bracconaggio e il contrabbando di avorio è molto diffuso nella zona del fiume Tana e nella contea di Kilifi», scrive Carlo Bonini sulle pagine del quotidiano.

«In questa zona (che è esattamente quella in cui Silvia viene sequestrata, ndr) la differenza tra somali e kenyani è impercettibile. E va detto che è qui che le milizie di Al-Shabaab si infiltrano e reclutano bracconieri per condurre i loro attacchi». 

E così a Ibrahim Adhan Omar sarebbe stato commissionato il rapimento di Silvia Romano da parte di Said Adhan Abdi, un membro della tribù Wardei e autista di “boda boda”, che poi avrebbe la giovane cooperante oltre il fiume Tana, per consegnarla infine ai carcerieri di Al-Shabaab.

Le informazioni dell’Intelligence italiana

La luce sul caso di Silvia Romano sembra essere ancora lontana, malgrado le fonti dell’Intelligence italiano assicurino: «Nessuno ha dimenticato Silvia. E stiamo facendo e continueremo a fare ogni sforzo per riportarla a casa». L’ultima comunicazione ufficiale risale a settembre: «Silvia Romano è viva e si sta lavorando per portarla a casa». Speriamo presto.

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