Silvia Romano, il processo continua. E ci sarebbe un nuovo ricercato

Per la procuratrice Alice Mathagani la giovane volontaria non è morta. La notizia, altrimenti – spiega – sarebbe trapelata

Continuano le udienze del processo contro i presunti rapitori di Silvia Romano, rapita il 20 novembre del 2018 nel villaggio di Chakama, a un’ottantina di chilometri da Malindi, in Kenya. A darne conto è, per Africa ExPress e Il Fatto Quotidiano, Massimo A. Alberizzi inviato a Malindi.


Ignoto resta il destino di Ibrahim Adhan Omar, l’imputato numero uno. Ha pagato la cauzione ed è sparito, il 20 novembre scorso, a un anno dal rapimento di Silvia: circolano voci per cui sarebbe stato ammazzato per evitare che parlasse.


La cauzione

Mistero anche su Juma Suleiman, che nella vita fa il sarto e non vanta certamente ricchezza ma che ha pagato la cauzione per Ibrahim Adhan Omar perché è un amico, dice: in tribunale ha depositato, si legge su Africa ExPress, titoli di proprietà per 26mila dollari. Nelle udienze dell’11 e del 12 marzo, a Chakama, verranno sentiti dalla giudice Julie Oseko altri 17 testimoni.

Gli accusati

Oltre a Ibrahim Adhan Omar, somalo, sono sotto accusa Moses Luari Chende e Abdulla Gababa Wario, kenioti di etnia somala. Per la procuratrice Alice Mathagani – che però, nelle prossime udienze, dovrebbe essere sostituita per trasferimento da un altro collega non ancora nominato – Silvia Romano non è morta.

Alla polizia invece rivelano che c’è un altro ricercato quello che sarebbe stato l’organizzatore del ratto: Saidi Adhen. «Sa ogni cosa, soprattutto i reali motivi del rapimento, ancora sconosciuti».

In copertina EPA | Un’immagine del villaggio di Chakama, in Kenya, dove è stata rapita Silvia Romano, e della casa dove viveva la ragazza

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