Marco Carta «ha nascosto gli antitaccheggio in bagno»: il pm chiede 8 mesi per il furto alla Rinascente

La procura smonta la sentenza d’assoluzione: Carta «contribuì in modo attivo al furto commesso dall’amica rimuovendo le placchette». Il giudice è stato «molto indulgente» nel credere al cantante, malgrado le dichiarazioni di un «teste oculare»

Non è finita l’odissea giudiziaria per Marco Carta. Il pubblico ministero Nicola Rossato ha depositato il ricorso in Appello contro l’assoluzione del cantante dall’accusa di tentato furto di 6 magliette alla Rinascente di Milano, richiedendo di condannare il vincitore di Amici 2008 e Sanremo 2009 a 8 mesi e 400 euro di multa.


La procura ha presentato un documento di 28 pagine in cui disarticola la sentenza d’assoluzione dello scorso ottobre, sostenendo che Marco Carta debba esser condannato a 8 mesi di carcere poiché contribuì in modo attivo al furto commesso dall’amica Fabiana Muscas, rimuovendo «le placchette antitaccheggio» e «nascondendole nel bagno» del negozio. 


A detta del pm Nicola Rossato il giudice è stato «molto indulgente» nel credere al 34enne imputato, anche al netto delle dichiarazioni rilasciate da un «teste oculare». Il pm ha sottolineato come già nel processo di primo grado era stato fatto presente come gli imputati abbiano mentito ripetutamente durante gli interrogatori, anche sulla base della «visione dei filmati di video-sorveglianza». 

Nel ricorso del pm viene contestato anche il fatto che il giudice abbia ritenuto «dare prevalenza alla ricostruzione degli eventi degli arrestati rispetto al narrato del teste oculare», ossia l’addetto alla vigilanza ritenuto «non credibile». Il giudice aveva infatti sostenuto che le prove della colpevolezza del cantante fossero «insufficienti e contraddittorie». 

Il pm Rossato sostiene inoltre che il giudice che ha assolto Carta ha cercato solo «di rinvenire elementi che potessero confermare» la propria precedente decisione di non convalidare l’arresto e ha sviscerato «le possibili ricostruzioni fattuali alternative per quanto improbabili o stravaganti».

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