Fine vita, Cappato: «Ho agito per la libertà di scelta, aiutare Fabiano era un dovere» – Il video

«Il diritto di Fabiano è diventato mio dovere» ha detto l’esponente radicale

Aiutare Fabiano Antoniani a morire è stato per «una motivazione di libertà, di diritto all’autodeterminazione individuale», ha detto Marco Cappato che ha rilasciato una dichiarazione spontanea al processo in corso alla Corte d’Assise di Milano. Con la voce rotta dall’emozione, dopo aver saputo poco prima della morte di sua madre, Cappato ha detto: «Laddove non è la “tecnica” del tenere in vita o del far morire che è rilevante, ma la libertà di autodeterminazione, quella sì che è rilevante». «Se avessi dovuto essere assolto con un giudizio sull’irrilevanza dell’aiuto da me fornito a Fabiano – ha detto il radicale – in questo caso avrei ritenuto più giusto essere condannato. Non per sfida nei confronti della legga, ma avendo in mente la realtà di ciò che accadde. Il costo, il viaggio, la lunghezza della procedura. Questa azione di aiuto non può essere considerata in alcun modo irrilevante».


«Dalla morte di Fabiano a oggi – ha aggiunto Cappato – numerose persone sono state aiutare ad andare in Svizzera a morire, nella piena informazione delle istituzioni del nostro Stato. È evidente che c’è qualcosa che viene considerato di fatto legittimo, non possiamo ammettere che questo aiuto venga fornito da chi può permetterselo». «La mia – ha continuato – è una richiesta di assoluzione per il diritto di Fabiano di ottenere quello che chiedeva. Lo ritengo che per l’aiuto che ho fornito a Fabiano. Il mio motivo era in piena sintonia e assonanza con le motivazioni che voi avete prospettato chiedendo l’intervento della Corte. Una motivazione di libertà, una libertà che ciascuno vuole garantire per se stesso ed è per questa ragione che il diritto di Fabiano Antoniani è diventato mio dovere».


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