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Il sogno spezzato di Gaia e Camilla, e quel che ora aspetta Pietro

25 Dicembre 2019 - 08:39 OPEN
Parla l'avvocato dell'associazione vittime della strada: «Velocità e alcol nel sangue sono aggravanti, ma se il semaforo era verde potrebbe esserci un concorso di colpa con le ragazze»

Comincia a diventare sempre più chiaro il quadro dell’incidente stradale che nella notte tra sabato e domenica ha portato alla morte di Gaia e Camilla. La vita delle due sedicenni si è interrotta nella notte tra il 22 e il 23 dicembre in corso Francia a Roma. Un dramma che ha travolto inevitabilmente anche le loro famiglie. Alla guida del Suv che le ha investite c’era un ragazzo di soli 20 anni, Pietro Genovese, diretto a una festa dopo una cena con amici. E anche nel suo caso, un’altra famiglia è stata risucchiata in una tragedia che lascia annichiliti. Dagli ultimi esami è emerso come il tasso alcolemico del ragazzo, al momento dell’arrivo della polizia, fosse dell’1,4, ben superiore dunque a quello previsto per i neopatentati: ovvero pari a zero. Esito non negativo anche per le sostanze stupefacenti. I risultati dei test compiuti aggiungono dettagli a una tragedia che coinvolge tre giovani, tre famiglie, e su cui ora si aspetta la decisione del gip sull’arresto o meno del ragazzo. «Dal punto di vista normativo il ragazzo, essendo sotto l’effetto di alcol, rientra nella legge dell’omicidio stradale», spiega Domenico Musicco, avvocato e presidente dell’Avisl, Associazione Vittime Incidenti Stradali e sul Lavoro. «Con la pluralità di vittime, la legge prevede una pena che può arrivare fino ai 18 anni di carcere. Inoltre gli verrà contestata la velocità, perché oltre a non essere commisurata alla situazione climatica era oltre il limite previsto dei 50 km orari».

Il livello di alcol

Il giovane, 20 anni, era un neopatentato e il suo livello alcolemico nel sangue sarebbe dovuto essere dello 0. «Essere neo patentati costituisce un aggravante. La normativa prevede una pena da 8 a 12 anni per livelli alcolemici sopra l’1,5. In questo caso, essendo il ragazzo sotto i 21 anni e neo patentato, nonostante il livello rilevato sia inferiore all’1 e mezzo, scatta automaticamente l’ipotesi di pena che va dagli 8 ai 12 anni di carcere».

Gli stupefacenti

Genovese deve anche rispondere del risultato del test anti droga che l’ha trovato non negativo a sostanze stupefacente. Ma in Italia, non esiste alcuna distinzione tra droghe come Cocaina ed Eroina, e Cannabis light. «La normativa non prevede alcun limite per l’assunzione di stupefacenti, non esistono fasce di sopportazione come nel caso dell’alcol. È considerata dal giudice un aggravante, ma non per la valutazione della pena».

Il semaforo verde

Secondo una prima ricostruzione le ragazze avrebbero attraversato lontane dalle strisce pedonali e il semaforo per Pietro Genovese sarebbe stato verde. «Potrebbe esistere un concorso di colpa da parte delle vittime nella dinamica del sinistro non avendo attraversato sulle strisce: è sicuramente un attraversamento impudente», chiarisce Musicco che aggiunge come «Genovese potrebbe, a discrezionalità del giudice, beneficiare in questo caso di una riduzione della pena». La storia del semaforo è ancora da verificare, ma per i pedoni lo stradone di Corso Francia rimane altamente pericoloso. «In Italia le strutture stradali sono responsabili del 30% degli incidenti. In questo caso il comune avrebbe potuto e dovuto mettere degli autovelox per il tratto di strada a scorrimento molto veloce, dove il limite è dei 50. In questo modo avrebbero scoraggiato gli automobilisti a correre in orari notturni», insiste Musicco.

Il telefonino

Ora, dopo il test su alcol e droga, rimane da accertare se Genovese stesse usando il suo telefono al momento dell’impatto. Un ulteriore elemento di distrazione che potrebbe aggravare la sua posizione. «In Italia i telefoni sono la nuova piaga degli incidenti stradali. Esiste in particolare un problema di prevenzione – dice Musicco – per cui abbiamo un milione di controlli in media all’anno sull’alcol e solo 30mila sull’uso di telefonini alla guida».

Conoscere le regole

Una prevenzione che dovrebbe andare di pari passo con l’educazione stradale nelle scuole che sarà reintrodotta solo a partire da settembre 2020, con l’insegnamento dell’educazione civica approvato nel decreto milleproroghe. Secondo gli ultimi dati Istat e della Commissione europea, nel 2018 le vittime sulle strade italiane sono state 3334. L’Italia ha una media di 55 morti per milione di abitanti, rispetto alla media Ue di 49. Il Paese più virtuoso è il Regno Unito, con 27 decessi per milione di abitanti. «Questo anche perché – dice Musicco – i controlli sul tasso alcolemico sono assenti di notte, e nei weekend, quando invece dovrebbero essere aumentati». «I giovani non hanno paura della legge. Spaventa molto di più il ritiro della patente. Dove sono questi controlli?».

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