Libia, duplice attacco a Tripoli: bombardati una scuola militare e l’aeroporto. Almeno 70 morti, Haftar chiama alla jihad contro la Turchia

Il governo di Tripoli accusa i combattenti dell’esercito del generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, che confermano: «In risposta al bombardamento turco compiuto all’alba»

È di almeno 40 morti e decine di feriti il primo bilancio ufficiale, diffuso dalle forze di Tripoli, del bombardamento della scuola militare a sud della capitale libica. Lo riferiscono i media locali. Il governo di Tripoli accusa i combattenti dell’esercito del generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, che invece riferiscono di aver ucciso almeno 70 persone.


Malek Merset, portavoce del ministero della salute con base a Tripoli, ha riferito all’Associated Press che l’attacco aereo ha avuto luogo nell’area di Hadaba, nella capitale, a sud del centro città, dove i combattimenti sono in corso da mesi. «Ci sono morti ovunque e molti feriti. Vediamo pezzi di cadaveri sparsi nel piazzale», ha spiegato uno dei soccorritori ancora al lavoro per estrarre i corpi da sotto le macerie. 


Le forze del generale Khalifa Haftar hanno quindi rivendicato il raid aereo contro l’Accademia militare di Tripoli. «In risposta al bombardamento turco compiuto all’alba, l’aviazione ha preso di mira un raggruppamento di cento miliziani presso l’Accademia militare che si preparavano a partecipare ai combattimenti in corso e almeno 70 fra loro sono stati uccisi», si legge sulla pagina Facebook della “Divisione informazione di guerra” delle forze del generale Haftar.

Pochi minuti dopo il raid sulla scuola militare di Tripoli, aerei da combattimento forniti dagli Emirati Arabi Uniti alle forze del generale Khalifa Haftar hanno bombardato la base aerea di Maitiga, l’unico aeroporto operativo nella capitale libica, sotto assedio militare dallo scorso 4 aprile. Il bombardamento è avvenuto mentre arrivavano, secondo quanto dicono i media pro-Haftar, alcuni mercenari dalla Turchia.

La chiamata alla jihad

Il maresciallo Khalifa Haftar, che ha lanciato dal 4 aprile scorso la campagna per la presa di Tripoli, ha chiamato la popolazione alla «mobilitazione generale» e alla «jihad» contro un eventuale intervento militare turco in Libia a sostegno del Governo di accordo nazionale.

«Accettiamo la sfida e dichiariamo il jihad (la guerra santa islamica; ndr) e la mobilitazione generale», ha detto Haftar in un discorso rimandato dalla rete televisiva al-Hadath.

Vestito con l’uniforme militare, il maresciallo Haftar ha esortato “tutti i libici” a prendere le armi, “uomini e donne, militari e civili, per difendere la nostra terra e il nostro onore”. “Rinserriamo i nostri ranghi e mettiamo da parte le nostre divergenze – ha detto -. Il nemico raduna le sue forze per invadere la Libia e asservire la nostra gente”, trovando “tra i traditori quelli che hanno firmato con lui un accordo di sottomissione, d’umiliazione e di onta”, ha aggiunto con riferimento al memorandum siglato a fine novembre dal Governo di al-Serraj con quello di Ankara.

Non si tratta più solamente, secondo Haftar, «di liberare Tripoli» dalle milizie che la controllano, ma ormai bisogna «fronteggiare un colonizzatore» che vuole «riprendere il controllo della Libia», antica provincia dell’Impero Ottomano.

Il maresciallo si è quindi rivolto al popolo «amico» turco, che ha esortato alla sollevazione contro il proprio presidente Recep Tayyip Erdogan, definendolo «un avventuriero dissennato» che manda le sue truppe «alla morte» e attizza il fuoco della discordia tra i musulmani e i popoli della regione «per soddisfare i suoi capricci».

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