Libia, Di Maio difende Conte sulla gestione dell’incontro con Haftar: «Basta attacchi al premier»

«Non provate a metterci l’uno contro l’altro, perché non è così. Con Conte ci coordiniamo costantemente»

La crisi libica, il 9 gennaio, sembrava potesse risolversi con una tregua. Fayez Sarraj, il leader riconosciuto dall’Occidente, aveva dato segnali di possibile apertura a una tregua coordinata dagli attori internazionali, Russia e Turchia fra tutti. Ma il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica che conta sull’appoggio di Vladimir Putin, ha rifiutato qualsiasi ipotesi di accordo fino a quando non saranno disarmate le milizie che appoggiano il governo Sarraj, considerate «terroriste». L’Italia, che per la sua posizione geografica è il primo Paese ad affacciarsi su quel territorio in guerra dal 2014, quando fu ucciso Gheddafi, ha mancato l’occasione di coordinare una trattativa storica tra Sarraj e Haftar. «L’impegno dell’Italia è massimo, in questi giorni sono stato a Bruxelles, Istanbul, Il Cairo e sono appena rientrato da Algeri – ha dichiarato Luigi Di Maio al Corriere -. Dall’Iran alla Libia ci troviamo di fronte a cornici complesse, serve prudenza, bisogna agire con responsabilità. Gli attacchi rivolti a Conte sono gratuiti e ingiustificati, il presidente sta dando il massimo. Ricordo a tutti che è lui l’autore della Conferenza di Palermo».


Il ministro degli Esteri ha provato a diradare le ombre sull’organizzazione della giornata: «Non provate a metterci l’uno contro l’altro, perché non è così. Con Conte ci coordiniamo costantemente. Così come ho sentito ripetutamente il ministro Guerini. Oggi ho visto Conte e abbiamo fatto il punto sui dossier. Anche la situazione iraniana preoccupa fortemente», glissa il leader del Movimento 5 stelle quando il giornalista del Corriere gli domanda se la scelta di far incontrare Haftar e Sarraj lo stesso giorno – l’8 gennaio a Roma – è stata fatta da Conte o da lui. Scelta che poi si è rivelata fallimentare perché, quando Sarraj ha saputo che il presidente del Consiglio italiano aveva incontrato prima Haftar, ha scelto di cambiare programma e non arrivare più in Italia.


«Il governo lavora insieme. Ed è giusto che da ministro degli Esteri debba avere buoni rapporti con tutti. In queste ore, sentendo il mio collega tedesco Maas, stiamo preparando la conferenza di Berlino. Siamo convinti che sia opportuno coinvolgere tutti gli interlocutori. Quella in corso è una guerra per procura e se non coinvolgiamo tutti non riusciamo a fermare le interferenze esterne». Di Maio ha smentito anche una possibile interferenza di Macron, secondo alcuni il protagonista del cambio di programma di Sarraj: «Non rispondo alle speculazioni giornalistiche, credo che l’Ue debba parlare con una sola voce. A tutti i partner ho chiesto responsabilità. Le fughe in avanti peggiorano solo la situazione – ha detto. Riguardo all’opinione dei diplomatici, secondo cui il governo italiano avrebbe fatto un “errore madornale” -. Il nostro corpo diplomatico è leale e corretto sempre. Nei retroscena c’è di tutto, la realtà è un’altra cosa», ha concluso Di Maio.

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