Libano, Hassan Diab nuovo premier (vicino a Hezbollah): «Soddisferemo le richieste dei manifestanti»

Il Paese dei cedri può ora contare su una nuova maggioranza dopo le dimissioni dell’ex primo ministro Hariri

Tre mesi dopo le dimissioni di Saad Hariri, il Libano ha un nuovo primo ministro. Sarà Hassan Diab a guidare il nuovo governo dopo settimane di proteste contro l’establishment e la paralisi politica. Il nuovo esecutivo, formato da 20 ministri, «si impegnerà per guidare per soddisfare le richieste dei manifestanti», ha detto Diab, subito dopo la nascita del nuovo governo.


«Questo – ha detto Diab – è un governo che rappresenta le aspirazioni dei manifestanti che si sono mobilitati in tutto il Paese per più di tre mesi” e il governo «si adopererà per soddisfare le loro richieste di un potere giudiziario indipendente, per il recupero di fondi sottratti, per la lotta contro guadagni illegali».


Ma, difficilmente i nuovi capi dei dicasteri potranno soddisfare le richieste dei manifestanti per una riforma di un sistema corrotto e di un’economia al collasso. Le nomine proposte da Diab provengono in gran parte da movimenti politici al potere da decenni, e proprio al centro delle proteste di questi mesi.

Per il Libano si apre un nuovo corso, quanto meno di alleanze politiche. La scelta di Hariri di dimettersi, aveva messo fine all’accordo politico-istituzionale raggiunto tra il fronte filo-iraniano, incarnato dall’alleanza tra gli Hezbollah e il presidente cristiano della Repubblica Michel Aoun, e l’asse filo-occidentale, rappresentato dallo stesso Hariri e dai partiti cristiani delle Forze libanesi e delle Falangi e dal partito druso di Walid Jumblat.

Questi ultimi partiti, storicamente vicini agli Stati Uniti, alla Francia e all’Arabia Saudita, non partecipano all’esecutivo, segnando una rottura negli equilibri «di consenso» in piedi da circa dieci anni in Libano.

Diab, docente all’Amercan University di Beirut, ed ex ministro dell’Istruzione, ricordato per aver innalzato le tasse universitarie del 300%, ha ora la missione pressoché impossibile di riguadagnare la fiducia della piazza in rivolta, operando al tempo stesso le tanto attese riforme economiche. Durante il fine settimana le manifestazioni sono riprese, i protestanti hanno lanciato pietre, petardi e cartelli stradali contro la polizia in tenuta antisommossa, che ha risposto con il lancio di gas lacrimogeni, proiettili rivestiti di gomma per liberare una strada che portava al Parlamento.

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