Super Tuesday, Biden risorge e prende nove Stati (tra cui il Texas). Ma Sanders vince in California

Male Warren e Bloomberg che ora starebbe valutando il futuro della sua campagna

Il Super Tuesday è stato il giorno di Joe Biden che ha portato a casa nove dei 14 Stati al voto per le primarie dem negli Stati Uniti. A Bernie Sanders, dato per super-favorito, poteva andare meglio, ma è riuscito ad ottenere un bottino importante: la California. Anche se i dati sono ancora parziali, Biden ha vinto in Virginia, North Carolina, Alabama, Massachussetts, Tennessee, Minnesota, Arkansas, Oklahoma e Texas, partita chiave insieme alla California. E sarebbe in testa anche nel Maine.


Sanders invece ha vinto nel suo stato, il Vermont, in Colorado, nello Utah e in California, dove al secondo posto potrebbe arrivare Michael Bloomberg. Sanders ha portato a casa dunque quattro Stati, lontano dai 12 di cui avevano parlato gli analisti alla vigilia del voto. A suo sfavore ha giocato l’endorsement dell’ultimo minuto di Pete Buttigieg e Amy Klobuchar a Biden.


Immagine tratta da New York Times.com

Delusione per Bloomberg che aveva rinunciato ai quattro appuntamenti elettorali precedenti (Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina) proprio per concentrarsi sul Super Martedì, ottenendo risultati però sotto le aspettative e per questo starebbe valutando il futuro della sua campagna elettorale. Male anche Elizabeth Warren, che ha perso anche nel suo Stato, il Massachusetts andato a Biden.

Chi ha vinto e dove

  • Vermont – 16 delegati – Sanders
  • Maine – 24 delegati – in testa Biden
  • Utah – 29 delegati – Sanders
  • Arkansas – 31 delegati – Biden
  • Oklahoma – 37 delegati – Biden
  • Alabama – 52 delegati – Biden
  • Tennessee – 64 delegati – Biden
  • Colorado – 67 delegati – Sanders
  • Minnesota – 75 delegati – Biden
  • Massachusetts – 91 delegati – Biden
  • Virginia – 99 delegati – Biden
  • Carolina del Nord – 110 delegati – Biden
  • Texas – 228 delegati – Biden
  • California – 415 delegati – Sanders

Le reazioni

Immediata l’ironia di Donald Trump. «Elizabeth ‘Pocahontas’ Warren è l’altra perdente della serata insieme a Michael Bloomberg. Non è arrivata nemmeno vicino a una vittoria nel suo stato, il Massachusetts. Beh, ora può sedersi insieme al marito bersi una birra fresca».

«È una grande notte. Ci avevano dato per morti ma siamo ancora qua. Siamo vivi!», ha detto Joe Biden alla folla a Los Angeles. Poi ha condiviso un video su Twitter in cui ha ringraziato il suo team e ha detto che «ora è il momento di concentrarsi sulla battaglia contro Trump: possiamo cacciarlo dalla Casa Bianca».

Sanders dal palco dell’Expo di Burlington si è mostrato positivo e ha rassicurato i sostenitori:  «39 anni fa, in questo giorno, vincemmo le elezioni per la carica di sindaco a Burlington e vincemmo contro ogni aspettativa. Anche quando abbiamo cominciato questa corsa per la Casa Bianca tutti dicevano che non era possibile ma stasera vi dico con una fiducia assoluta che conquisteremo la nomination democratica e sconfiggeremo il presidente più pericoloso della storia del nostro Paese».

Chi sono i due vincitori del Super Tuesday

Joe Biden e Bernie Sanders sono senza dubbio i due vincitori del Super Martedì delle primarie dem. Se Biden ha trionfato, Sanders ha portato a casa uno Stato chiave come la California. Sarà uno dei due, con ogni probabilità, lo sfidante di Trump nelle prossime elezioni americane.

Biden, 77 anni, già vicepresidente di Obama ha una lunga carriera in politica alle spalle. È considerato il candidato moderato, capace di ottenere il voto centrista. Si è proposto come colui che può riportare negli Usa i valori dell’era pre-Trump: solidarietà, etica del lavoro. La sua vittoria in otto Stati è debitrice dell’endorsement di Buttigieg e Amy Klobuchar, che alla vigilia del voto si sono ritirati dalla gara.

Sanders, 78 anni, è considerato il candidato più di sinistra in corsa nelle primarie dem. Dalla sua ha l’appoggio dei giovani. Ha basato la campagna elettorale su politiche radicali sulla ridistribuzione della ricchezza e sanità, convinto che per vincere sia necessario il voto della classe operaia.

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