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Spagna e Austria come l’Italia. Francia al voto con i bar chiusi. E la Germania chiude i confini – Come funziona la lotta a coronavirus nel resto d’Europa

In Francia al via il primo round delle elezioni municipali nonostante l'epidemia continui a mietere vittime. In Germania invece il distanziamento sociale non passa per la chiusura di tutti i locali pubblici

Tra l’Italia che chiude tutto e il Regno Unito che, per il momento, non chiude quasi nulla, c’è la terza via della Francia e della Germania. La Spagna, dove è stata superata la soglia dei 6 mila contagi in tutto il territorio e le morti sono almeno 196, ha imboccato la strada dell’Italia: dopo la chiusura totale di scuole, negozi e locali pubblici è arrivata anche la quarantena domiciliare. Come in Italia si può uscire soltanto in alcuni casi, per andare al supermercato o dal medico. Stessa scelta per l’Austria. Nel frattempo, in Francia (4.481 contagi e 91 morti) vanno avanti le elezioni municipali in un clima surreale, mentre in Germania ( 4.585 contagi e 9 morti secondo il centro della John Hopkins) vengono chiuse scuole e asili nido. 

Quarantena per Spagna e Austria. Mobilità limitata

Nella capitale spagnola dei droni con alto-parlanti volano per la città, esortando i cittadini a rimanere a casa. Il Paese è ufficialmente in stato d’emergenza. Parola d’ordine, visto il crescendo di casi (anche in politica: contagiati, oltre alla moglie del Premier Sanchez anche la ministra dell’Uguaglianza Irene Montero, compagna del vicepremier Iglesias, e quella delle Politiche territoriali Carolina Darias), distanziamento sociale, come in Italia. A differenza del nostro Paese però in Spagna restano aperti alcuni esercizi commerciali, come i parrucchieri e le tintorie. Sospesa l’attività educativa, ma non l’accesso ai luoghi di culto. Le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali, potranno essere tenute in chiese e moschee a condizione che gli organizzatori garantiscano la distanza di sicurezza.

Il decreto, che entrerà in vigore da lunedì e durerà 15 giorni (con possibilità di proroga), prevede anche una riduzione significativa della mobilità. Il governo potrebbe chiudere le strade per limitare il traffico, ma i servizi di trasporto pubblico di passeggeri rimarranno aperti. Si potrà uscire di casa solo per andare a lavorare o per comprare alimenti, prodotti farmaceutici e generi di prima necessità. Sì, in via teorica almeno, alle passeggiate a beneficio degli animali domestici, ma non per andare a cena a casa di un amico o per prendere un caffè lontano da casa. Come in Italia, una settimana fa, i cittadini potranno comunque tornare nel luogo di residenza.

Così anche l’Austria dove, nonostante il basso numero di contagi e una sola morte per coronavirus, il Governo ha deciso di seguire il modello italiano e mettere il paese in quarantena. Durante una seduta straordinaria del Parlamento, il cancelliere Sebastian Kurz ha annunciato il divieto di assembramenti di più di 5 persone, invitando il popolo austriaco a rimanere a casa. Da lunedì rimarranno chiuse le scuole, la maggior parte delle attività commerciali, i ristoranti e anche i parchi giochi e i campi sportivi. Come in Italia, ci si potrà spostare solo per le emergenze. Si fermano anche i voli verso Gran Bretagna, Russia e Ucraina.

Germania: parchi, cinema, ristoranti rimangono aperti in gran parte del Paese

In questi giorni la notizia più importante sul fronte del coronavirus in Germania è stata la rinuncia al rigorismo fiscale e al pareggio di bilancio con l’annuncio da parte del Governo di un piano di liquidità illimitata per l’economia nazionale, partendo da 500 miliardi di euro in prestiti dallo stato alle imprese. A differenza della Francia, della Spagna e dell’Italia, in Germania non sono stati chiusi ristoranti, bar, cinema, scuole e altri luoghi pubblici in tutto il Paese, anche perché il sistema federale lascia la scelta alle regioni. Il governo tedesco però ha deciso di chiudere i confini con Francia, Svizzera ed Austria, garantendo la circolazione solo di merci e il passaggio dei pendolari.

Molti Länder hanno però ordinato la chiusura delle scuole e degli asili nido a partire della prossima settimana fino al 20 aprile e il sindaco di Berlino ha disposto la chiusura di tutti i bar, discoteche, cinema e palestre, come è avvenuto a Colonia. La Bundesliga ha sospeso il campionato. A Berlino il trasporto pubblico funziona a capacità ridotta, soltanto per garantire gli spostamenti essenziali. Ma, per quanto riguarda la mobilità e il distanziamento sociale, il Paese è ancora nel regno delle raccomandazioni e non dei divieti. Il ministero della Salute si limita a pubblicare sul suo sito la raccomandazione di ridurre i contatti e di evitare, nei limiti del possibile, il trasporto pubblico. Lo stesso vale per il lavoro da casa.

Il Paese sembra però avviarsi verso la chiusura di tutti i luoghi pubblici – manca l’introduzione della quarantena domiciliare, come in Italia e in Spagna – e la strada maestra pare essere quella di diluire i contagi, di gestirli, non tanto per arrivare all’immunità di gregge come nel Regno Unito, ma per evitare che le strutture pubbliche, in primis la sanità, collassino sotto al peso di un numero troppo alto di contagi. Intanto, una parte della comunità scientifica preme per avere misure più stringenti di distanziamento sociale, prima che sia troppo tardi.

Macron: «È la crisi sanitaria più grave del secolo». Ma in Francia si vota comunque

Non si può dire altrettanto della Francia dove, come in Italia, restano aperti solo i supermercati e gli alimentari, le farmacie, le banche e i distributori di benzina. La chiusura di tutti i luoghi «pubblici non indispensabili», è stata annunciata dal premier Edouard Philippe sabato sera. A differenza della Germania inoltre, il governo ha annunciato la progressiva riduzione degli spostamenti sul trasporto pubblico. Ma per il momento anche in Francia siamo nel regno delle raccomandazioni e non dei divieti, per quanto riguarda la mobilità individuale. Inoltre, sono stati vietati i raduni di oltre 100 persone (inizialmente la soglia era di 1.000 persone).

Domenica, in un’intervista a franceinfo il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer ha dichiarato che la strategia del Governo dall’inizio dell’epidemia «non è stata quella di impedire che il virus circoli, ma di diluire nel tempo la sua diffusione», aggiungendo che probabilmente metà della popolazione francese verrà contagiata. L’obiettivo è rallentare la progressione del virus per dare ossigeno agli ospedali. Anche perché, come si legge nel messaggio diffuso da Inter-Hôpitaux, «le rianimazioni a Belfort, Besançon, Mulhouse, Colmar sono sature. A Strasburgo, abbiamo interrotto tutti gli interventi chirurgici, incluso quello cardiaco, tranne le emergenze. La situazione si sta deteriorando di giorno in giorno con tre rianimazioni sature con pazienti e personale positivi».

Per il momento, anche in assenza di una casistica all’italiana, le misure rimangono più lievi che nel nostro Paese. Tanto che le elezioni municipali vanno avanti come previsto, a condizione «di rispettare le istruzioni in materia di distanziamento sociale e di dare priorità alle persone anziane e vulnerabili», come ha aggiunto il premier. Una situazione paradossale, visto l’invito alla popolazione di limitare i contatti e di evitare gli assembramenti. Ma la democrazia rimane una priorità. Come la spesa.

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