L’acqua è la risorsa più colpita dal climate change, ma non ce ne accorgiamo

Usiamo questa Giornata dell’Acqua 2020 per prendere coscienza che il fenomeno naturale più colpito dai cambiamenti climatici è il ciclo idrologico, con effetti devastanti soprattutto in Italia

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2020 vale la pena di ricordare che uno degli effetti più significativi ma spesso ancora trascurati dei cambiamenti climatici è l’impatto che hanno sul ciclo idrologico, ovvero il flusso continuo di acqua tra cielo e terra costantemente messo in azione dall’energia del Sole ed indispensabile alla vita, sia animale che vegetale. 


In altre parole l’acqua è la risorsa più colpita dai cambiamenti climatici e questa indissolubile interconnessione si ripercuote, oltre che sull’ambiente, anche sulla fornitura di acqua potabile, sui servizi igienico-sanitari e sulla produzione di cibo ed energia. L’acqua è anche l’elemento principale attraverso cui si rendono tangibili gli effetti del cambiamento climatico, in particolare in Italia.


Nel 2017 infatti i quattro principali bacini idrografici italiani – ovvero il Po, l’Adige, il Tevere e l’Arno – hanno avuto una diminuzione di circa il 40% della propria portata media annua rispetto alla media del trentennio 1981-2010, e ben sei Regioni italiane hanno dovuto chiedere lo Stato di emergenza per carenze idriche nel settore potabile – un evento eccezionale che stentiamo a credere possa accadere a casa nostra. 

Ma l’interruzione del ciclo dell’acqua causato dai cambiamenti climatici non si manifesta solo attraverso la siccità. Un altro effetto, altrettanto dannoso, è l’alternarsi dei periodi di scarsità d’acqua a periodi di forti e improvvise precipitazioni. Spesso si tratta di vere e proprie “bombe d’acqua” concentrate in pochi giorni, ore o addirittura minuti e che, oltre a devastare l’ambiente, causano spesso vittime e dispersi.

A preoccupare è anche la sempre maggiore frequenza di eventi simili, il cui impatto distruttivo è amplificato dal territorio su cui si abbattono, sempre più vulnerabile e inadatto a rispondere ad episodi violenti come le “alluvioni lampo”, lo straripamento dei fiumi o le forti scariche di vento che falciano i boschi. 

Piazza San Marco allagata, 13 novembre 2019 (foto di Marco Bertorello/Afp via Getty Images)

La situazione in Europa e la percezione degli italiani

Secondo un recente studio del WWF, se il riscaldamento globale dovesse arrivare a quota 2° C, lo scenario in Europa sarebbe catastrofico. Il numero di persone colpite da carenza d’acqua potrebbe passare dagli attuali 85 milioni fino a 295 milioni, principalmente nei paesi del Mediterraneo. L’aumento della scarsità di questa risorsa è previsto in particolare in Spagna, Grecia, Cipro, Italia e Turchia. Eppure, sorprendentemente, gli italiani continuano a non cogliere la gravità della situazione. 

Da una ricerca condotta da Ipsos per Finish su un campione rappresentativo di 1.000 individui, emerge con chiarezza che la poca attenzione dei cittadini per l’acqua nasce soprattutto da un’errata percezione dei consumi reali. Molti credono che una famiglia in media consumi poco più di 100 litri al giorno, mentre il consumo nel nostro Paese è di ben 220 litri pro capite al giorno. Lo scarto non è piccolo, insomma, ma c’è di più. Dalla stessa ricerca si evince che oggi solo due italiani su dieci pensano che la scarsità d’acqua sia un problema.

Che fare, dunque?

Su scala globale e nazionale è necessario dare seguito agli impegni presi nelle varie conferenze del Clima. A una incisiva azione di mitigazione, ovvero di progressivo azzeramento delle emissioni climalteranti, vanno quindi affiancate efficaci strategie di adattamento, tra cui il risparmio e l’efficientamento dell’uso dell’acqua.

A livello individuale, invece, è necessario modificare il nostro rapporto quotidiano con l’ambiente e con l’acqua partendo da una presa di coscienza: l’acqua è un bene comune ma non è una risorsa a disponibilità illimitata, e la sua scarsità è un problema reale e tangibile anche a casa nostra. 

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