Mascherine introvabili nelle farmacie, i distributori contro Arcuri: «Tocca a lui rifornirci». E l’accordo rischia di saltare

A creare problemi è anche il prezzo. «Se noi le acquistiamo a 46 centesimi al pezzo non le possiamo rivenderle a 50 senza rimetterci»

«O trovate il modo di approvvigionarvi per una quantità accettabile di chirurgiche certificate, oppure l’accordo salta e le mascherine saranno vendute solo nei supermercati e in tabaccheria». Il commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, striglia i distributori di mascherine e li convoca per le 15 di oggi pomeriggio, 13 maggio, per trovare un accordo definitivo – che però potrebbe anche saltare – sulla distribuzione dei dispositivi di sicurezza al prezzo politico di 50 centesimi.


La loro colpa, secondo Arcuri, è di non aver mantenuto fede alle promesse scritte nero su bianco in un documento datato primo maggio: 18 milioni di pezzi dovevano essere disponibili dall’inizio della Fase 2, e invece solo due milioni sono stati messi in vendita, mentre il resto è in attesa di certificazione da parte dell’Istituto superiore di Sanità. Da qui, il grosso problema: le mascherine sono introvabili nelle farmacie d’Italia.


La versione dei distributori

«Sono inaccettabili» le accuse da parte del commissario, dicono i distributori. Nell’accordo di inizio maggio, di fronte a un prezzo finale di vendita tanto basso, Arcuri si era impegnato a risarcire quei farmacisti che ne avessero già comprate a un prezzo più elevato, e anche, nel caso, a provvedere all’approvvigionamento del sistema, come scritto, appunto, nell’accordo.

Arcuri «non si è mai impegnato a farlo», raccontano a Repubblica. A incrinare i rapporti tra le parti, c’è poi la questione del prezzo. «Se noi le acquistiamo a 46 centesimi al pezzo non le possiamo rivenderle a 50 senza rimetterci», spiegavano i distributori, nel tentativo di ottenere nel prossimo dl un aumento fino a 75 centesimi più Iva. Ma Arcuri esclude già la possibilità che possa accadere.

Le parole di Arcuri

ANSA/ALESSANDRO DI MEO | Il commissario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri

Accusato di inefficienza da ogni parte, ieri il commissario aveva tirato dritto, e rispondendo alla polemica sulla faccenda delle mascherine, aveva detto in conferenza stampa: «I cittadini vanno al supermercato e le mascherine le trovano se non le trovano in farmacia non è colpa mia». Col dente avvelenato aveva poi ringraziato ringraziato Confcommercio, Federdistribuzione e Ancd Conad, dunque la grande distribuzione, «che dall’inizio della fase due hanno già venduto 19,5 milioni di mascherine a prezzo calmierato».

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