La ministra Bellanova: «Su regolarizzazione stranieri non faccio passi indietro. Basta con i giochi politici» – L’intervista

«Non si tratta di posizionamento politico, ma di dare una risposta a tanti lavoratori: qui si tratta di diritti umani, della dignità di persone ridotte in condizioni simili alla schiavitù»

Se c’è un ostacolo nell’approvazione del decreto Rilancio, stando alle dichiarazioni fatte negli ultimi giorni, è la regolarizzazione dei lavoratori immigrati. Il Movimento 5 stelle, che sembrava aver raggiunto un accordo con il resto della maggioranza, ha fatto dietrofront: «Non ritengo possibile un colpo di spugna da parte dello Stato rispetto a reati odiosi come lo sfruttamento di esseri umani – ha dichiarato Vito Crimi -. Una sanatoria di questo tipo avrebbe effetti ‘morali’ devastanti sul Paese».


Per Teresa Bellanova, ministra dell’Agricoltura in quota Italia Viva, è invece una questione sulla quale non si torna indietro: «Si tratta di diritti umani, non di giochi politici», dice a Open. Il dietrofront dei 5 stelle è arrivato nonostante, domenica 10 maggio, i capidelegazione, i ministri e il presidente del Consiglio avevano raggiunto un’intesa «inserendo nella norma il controllo dell’ispettorato del lavoro». A quei tavoli pare che fosse presente anche il capo politico del Movimento, Vito Crimi.


Ministra, perché i 5 stelle ostacolano questo articolo del decreto Rilancio?

«Io so soltanto che in un Paese normale, una volta raggiunta l’intesa, si sarebbe passati a discutere del problema successivo. Sinceramente non capisco il motivo alla base dell’ostruzionismo dei 5 stelle. Sto cercando di restare lontana dalle polemiche perché mi interessa trovare una soluzione al problema».

Ci sono in ballo degli equilibri politici?

«Non si tratta di posizionamento politico, ma di dare una risposta a tanti lavoratori che si trovano in condizione di difficoltà inimmaginabili. Non è il momento per farne una questione di partiti o di giochi di potere: qui si tratta di diritti umani, della dignità di tantissime persone ridotte in condizioni simili alla schiavitù».

Ma cosa c’entra la regolarizzazione dei lavoratori immigrati con il decreto per il rilancio del Paese dopo la crisi causata dal Coronavirus?

«È fondamentale: pensiamo a tutti i lavoratori stagionali che non potranno venire dall’Est Europa per lavorare nei nostri campi. Allora bisogna dare gli strumenti agli immigrati che sono già in Italia per lavorare nell’alveo della legalità. Altrimenti o le aziende chiudono perché non c’è manodopera, oppure ci assumiamo la responsabilità di lasciare queste persone nelle maglie dell’illegalità. Così non riusciremo nemmeno a tracciare questi lavoratori per eventuali profilassi per il virus».

Come mai avete proposto questa regolarizzazione solo per determinate categorie di lavoratori?

«Guardi, dipendesse da me la farei valere per tutti i lavoratori vista la situazione di emergenza. Poiché ci sono, però, settori più fermi di altri e bisogna portare avanti la mediazione tra tutte le forze di governo, siamo arrivati alla conclusione di regolarizzare soltanto lavoratori agricoli, badanti e colf».

La rifaccio la domanda: come mai questo ostruzionismo da parte dei 5 stelle?

«E io le rispondo ancora che non so spiegarmelo. Gli unici nemici di questa norma dovrebbero essere i caporali. Solo impedendo a questi lavoratori di ottenere i documenti possono continuare a ricattarli. Bisogna liberare il sistema da questa forma di schiavitù. Non succede solo nei campi, ma anche per molte lavoratrici domestiche. Regolarizzare significa anche riuscire a tracciare per monitorare il contagio».

Si è parlato di una sanatoria per i datori di lavoro nero.

«Sanatoria? Se c’è una sanatoria è per le persone ridotte in schiavitù, non per i datori di lavoro. Questa norma vale per tutte quelle persone che già sono in Italia. Si dà loro un breve permesso di soggiorno temporaneo e, una volta che hanno trovato un lavoro, forniscono tutte le coordinate in questura e il permesso temporaneo si trasforma in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro».

Non prevedete forme di contrato ai caporali?

«Non è questo il focus della norma. Certo, auspico con tutto il cuore che si faccia qualcosa per il contrasto ai caporali e ai datori di lavoro che fanno lavorare le persone in condizioni disumane. Ad ogni modo, se riuscissimo già a regolarizzare i lavoratori immigranti presenti in Italia, darebbe una bella spallata ai caporali che non potrebbero più ricattare dei lavoratori senza documenti e che si muovono all’oscuro dello Stato»

In concreto, se la norma passasse, come potrebbero ottenere i lavoratori immigrati il permesso di soggiorno?

«Fermo restando che vige il controllo dell’ispettorato del lavoro in ogni caso, ci sono due tipologie previste da questa norma. La prima riguarda la persona che si presenta in prefettura con il proprio datore di lavoro, il quale dichiara di aver già lavorato in passato con questo lavoratore o si dichiara disponibile a fargli un contratto di lavoro».

Non saranno in tantissimi ad accompagnare i propri dipendenti, soprattutto tra i caporali.

«Certo, c’è un secondo filone, il cosiddetto comma 2 bis. Affronta le situazioni più gravi in cui, spesso, i lavoratori provengono da anni di sfruttamento. Un imprenditore che ha schiavizzato una persona non andrà mai in questura a dichiarare qualcosa per lui. Allora questi lavoratori, e ce ne sono tanti ad alta professionalità per esempio come esperti potatori, potranno andare da soli in questura e fare una richiesta di permesso di soggiorno temporaneo. Dopo che troveranno un’occupazione e l’ispettorato del lavoro avrà accertato che hanno lavorato già in passato nel settore agricolo, il loro permesso sarà trasformato in permesso di soggiorno di lavoro».

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