La regolarizzazione dei lavoratori stranieri parte a rilento. La ministra Bellanova: «Sconfitta? Ogni uomo sottratto al caporalato è una vittoria»

La ministra dell’Agricoltura, promotrice della norma per l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari, commenta i dati sulle prime domande presentate

È iniziato dal primo giugno il processo di regolarizzazione dei lavoratori stranieri, la norma per cui la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova si è battuta al punto da ipotizzare le dimissioni nel caso in cui non fosse stata inclusa nel decreto Rilancio. E sono trapelati i primi dati relativi al provvedimento per l’emersione dei rapporti di lavoro: nei primi quattro giorni, sono state ricevute circa 9.500 domande. La data ultima per presentarsi, in questura o in prefettura, è il 15 luglio e il provvedimento coinvolge i settori agricoltura, zootecnia, assistenza alla persona e lavoro domestico. La cifra stimata di chi potrebbe beneficiare del provvedimento ammonta a 500 mila persone non regolarizzate. Quando Bellanova l’ha annunciato, centrodestra e Lega hanno scatenato non poche polemiche, apostrofando la norma come una maxisanatoria per gli immigrati.


Ad ogni modo, i primi dati relativi alla sua applicazione rivelano un esordio in sordina, almeno dal punto di vista quantitativo. Se si proseguirà a questo ritmo, la platea di lavoratori supererà di poco la quota di 100 mila: in media sono arrivate 2.375 domande al giorno. Moltiplicando la media giornaliera per i 45 giorni della finestra temporale, la misura di Bellanova rischierebbe, dunque, di fermarsi a un quinto della portata prevista. La ministra, tuttavia, invita alla cautela: «Per una valutazione più approfondita e di merito ritengo opportuno attendere i due step sulla diffusione dei dati indicati dal ministero dell’Interno, stabiliti per il 15 giugno e il primo luglio. Una lettura più approfondita ha bisogno, come è evidente, di avere a disposizione una massa di numeri più eloquente».


Ministra, nel caso in cui la norma non raggiungesse la platea stimata, si tratterebbe di una sconfitta?

«Parto da una premessa indispensabile: per me ogni lavoratrice e lavoratore regolarizzato e sottratto alle mani dei caporali varrà il grande impegno che l’approvazione della norma ha richiesto. Chi nelle scorse settimane mi ha messo alla gogna dei social parlando di invasione e ora critica i primi dati dovrebbe scegliere da che parte stare. Per me è sempre stato chiaro: mai con la mafia dei caporali».

C’è un problema di comunicazione con quei lavoratori che non hanno facile accesso all’informazione?

«È evidente che quella norma tanto più centrerà il suo obiettivo quanto più i lavoratori irregolari che vivono nel nostro Paese e soprattutto negli insediamenti informali saranno correttamente informati di questa opportunità e avranno a disposizione la piattaforma pubblica su cui incrociare domanda e offerta di lavoro. Quella piattaforma che io continuo a ritenere urgente e necessaria, e che dall’Anpal, l’agenzia governativa che si occupa di politiche del lavoro, non è mai stata realizzata come ci ha candidamente detto il suo Presidente – Domenico Parisi – nei giorni scorsi dalle pagine dei giornali. È necessario che i lavoratori stranieri irregolari siano raggiunti da una informazione quanto più corretta e capillare possibile su questa opportunità e chi di dovere, lungo l’intera filiera istituzionale come tra tutti i soggetti interessati a sconfiggere lavoro irregolare e caporalato, agisca di conseguenza».

Quindi, per lei, resta una norma necessaria a prescindere dai numeri degli interessati.

«Le circa 9.500 domande già inviate o in corso di presentazione e le oltre 60 mila visualizzazioni del sito del ministero dell’Interno sono già di per sé eloquenti. Indicano con molta chiarezza la necessità e l’opportunità di questa norma per consentire il controllo dell’emergenza sanitaria anche tra i lavoratori irregolari stranieri presenti nel nostro territorio mettendo al riparo la salute loro e di tutti; per avviare percorsi di emersione e regolarizzazione del lavoro italiano e straniero; per fronteggiare il bisogno di lavoro stagionale in agricoltura; per sconfiggere l’intermediazione illegale e criminale del lavoro e la concorrenza sleale tra imprese».

Pensa che la media giornaliera di domande per permesso di soggiorno e assunzioni aumenteranno?

«Voglio essere chiara: più lavoro irregolare, italiano e straniero, emergerà, più lavoratrici e lavoratori cosiddetti invisibili saranno nella condizione di sottrarsi a questa invisibilità e allo sfruttamento spesso osceno che ne consegue, conquistando identità e dignità. Dobbiamo levare più acqua possibile ai caporali e alla concorrenza sleale tra imprese che nell’agricoltura, ma non solo, avvelena le filiere, indebolendo proprio migliaia di imprese sane e la loro reputazione, in Italia e nel mondo».

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