Scioperano “i clandestini”. Va avanti la protesta dei braccianti guidati da Aboubakar Soumahoro

La protesta è stata annunciata la settimana scorsa come risposta alla regolarizzazione dei lavorati nel decreto Rilancio, considerata troppo parziale dai lavoratori

«Ma scioperano i clandestini adesso?». Così Matteo Salvini aveva accolto l’annuncio in diretta di Aboubakar Soumahoro, sindacalista italo-ivoriano del Coordinamento Lavoratori agricoli Usb, che durante la trasmissione di Lucia Annunziata su Rai3, Mezz’ora in piu’, aveva annunciato la protesta degli “invisibili” come risposta alla proposta dal Governo – diventata legge con il decreto Rilancio – di regolarizzare durante l’emergenza Coronavirus e principalmente per ragioni economiche e sanitarie, circa 600mila lavoratori in Italia. Oggi, lo sciopero sta andando avanti. Con un appello di solidarietà: i manifestanti hanno chiesto di non comprare frutta e verdura per tutta la giornata di oggi.


I campi senza braccianti

«Tutti i braccianti di Borgo Mezzanone, di Torretta Antonacci e del resto d’Italia, un fiume di esseri umani, uniti nella marcia della dignità», scrive su twitter Aboubakar Soumahoro dopo aver condiviso un video in cui si mostrava con alle spalle i campi vuoti, senza braccianti. «Volevano braccia e sono arrivati uomini”. Se i Diritti sono per pochi diventano privilegi».


A motivare lo sciopero è l’esclusione dai decreti Covid di molti persone che vivono e lavorano in Italia senza aver mai potuto regolarizzare la loro condizione. Anche con il provvedimento per la Ripartenza dell’Italia, lo stesso su cui ha molto insistito la ministra Teresa Bellanova di Italia Viva, per molti braccianti la situazione rimane immutata.

Questo perché la regolarizzazione è riservata a chi ha un permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 in poi. I braccianti di Usb contestano anche la scelta che permette al datore di lavoro di regolarizzare gli irregolari italian o stranieri (purché presenti sul territorio nazionale dall’8 marzo 2020) con un pagamento di 400 euro. In questo modo la regolarizzazione è subordinata a un contratto di lavoro. Ed è il datore di lavoro a scegliere.

Foto di copertina: Twitter

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