Caporalato in Calabria, cinque arresti: costringevano gli operai stranieri a mangiare per terra

I lavoratori, in gran parte provenienti dal Bangladesh, erano costretti a mangiare per terra, a differenza dei braccianti italiani ai quali era permesso utilizzare un tavolo

Non è solo una questione di sfruttamento del lavoro agricolo, ma anche di razzismo. La Procura di Paola, in provincia di Cosenza, ha scoperchiato l’ennesima storia italiana di caporalato e discriminazione: le vittime sono alcuni braccianti provenienti dal Bangladesh. Gli uomini erano sottoposti a turni massacranti e sottopagati.


Le condizioni di lavoro e la discriminazione

I lavoratori agricoli erano costretti a mangiare per terra, a differenza dei colleghi italiani ai quali era concesso l’utilizzo di un tavolo. Arrivavano a lavorare fino a 26 ore di fila e la paga pattuita era di 1,50 euro l’ora. Vessati da insulti e minacce, i bengalesi avevano a disposizione per vivere una struttura di 70 metri quadri, suddivisa in dieci appartamenti, con bagni rotti e condizioni igieniche inesistenti.


Le misure cautelari

L’inchiesta è partita dalla denuncia di uno dei lavoratori. Il gip, su richiesta della Procura di Paola, ha disposto un’ordinanza di arresto domiciliare per cinque imprenditori italiani e due persone straniere. Gli indagati sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di cittadini stranieri. L’azienda agricola di cui i cinque imprenditori erano soci è stata sequestrata.

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