Genitori gay, Adinolfi: «Un abominio ideologico criminale». Le reazioni: «Sei fuori dal tempo»

Il leader del Popolo della Famiglia in passato aveva detto: «Il problema della Chiesa non è la pedofilia, è l’omosessualità» o anche: il governo è «una lobby gay» che favorisce le persone omosessuali per i «loro incontri sessuali in fase 2»

L’omogenitorialità è un «abominio ideologico criminale». Non sorprende che, a dire questa frase, sia Mario Adinolfi, già noto per la sua particolare avversione alla comunità Lgbtq+. In questo caso, nel tweet pubblicato oggi, 7 giugno, il leader del Popolo della Famiglia lancia la sua provocazione relativa alla proposta di legge in corso di esame alla Camera in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. «Se, come effettivamente credo – scrive Adinolfi – l’omogenitorialità è un abominio ideologico criminale perché due gay, stante la normativa italiana, diventano padri solo violandola comprando un bambino dopo aver affittato un utero, per la legge Zan sull’omofobia devo andare in galera?».


La legge Zan

La legge a cui l’ex politico fa riferimento è la Zan-Scalfarotto presentata a luglio 2018 da Alessandro Zan, in quota Pd, e arrivata in Commissione Giustizia alla Camera il 4 giugno per la prima discussione generale. Un testo in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere che dunque nasce con l’intenzione di contrastare l’omotransfobia e le discriminazioni correlate. Intento della proposta di legge è quello di «equiparare le manifestazioni di odio fondate sull’omofobia e sulla transfobia a quelle, già riconosciute e punite dal nostro ordinamento, fondate su motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o rivolte contro gli appartenenti alle minoranze linguistiche».


Se il testo venisse approvato, chi commette reati motivati da «stigma sessuale, in particolar modo nei confronti delle persone omosessuali e transessuali», rischia fino alla reclusione. Questo perché nella legge è prevista un’estensione dei reati puniti dagli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale anche alle «discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere della vittima».

Come dichiarato da Zan in una recente intervista, la legge interverrà sull’istigazione e sul compimento di atti discriminatori e violenti. «Si è scelto invece di lasciare fuori il tema della propaganda delle idee», visto il delicato equilibrio con la libertà di espressione. «Anche se chiamare, ad esempio, una persona “f****o di m***a” non può certamente essere inteso come libertà d’espressione», ha detto Zan.

Le reazioni al post

«Hai una mentalità chiusa», scrive un utente. «Torna al Medioevo», tuona un altro. E così per decine di commenti. Tanti si scagliano, su Twitter, contro il giornalista, colpevole di essere «fuori dal tempo e dalla storia». C’è chi lo accusa di «non sapere quello che dice». Adinolfi non è nuovo a uscite di questo genere. Solo un mese fa, in occasione dell’inizio della Fase 2 dell’emergenzaCoronavirus, quando l’argomento più in voga tra gli italiani era quello degli “affetti stabili”, aveva detto che il governo sarebbe «una lobby gay» che favorisce le persone omosessuali per i «loro incontri sessuali in fase 2». A maggio 2018 sosteneva che il vero problema della Chiesa sono i gay, non i pedofili: «Gli omosessuali non possono essere ordinati sacerdoti, non devono proprio entrare in seminario. C’è una regola. Io ho sempre detto che il problema della Chiesa non è la pedofilia, è l’omosessualità».

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