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Chiusa l’indagine disciplinare su Palamara, accuse ad altri 5 magistrati. E spuntano due toghe «non identificate» – Il documento

17 Luglio 2020 - 18:43 Sara Menafra
Nel provvedimento firmato dal pg Giovanni Salvi si citano due voci "non identificate", presenti alla riunione con Luca Lotti per pilotare le nomine a Roma

È l’atto di accusa conclusivo contro il sostituto procuratore Luca Palamara che, dopo essere stato espulso dall’Anm e finito sotto inchiesta penale a Perugia, rischia ora di finire definitivamente fuori dai ranghi della magistratura. Ma è anche il documento che, visti i toni durissimi, fa presagire che a stretto giro seguiranno i nomi dei cinque ex consiglieri del Csm, dopo lo scandalo si sono dimessi, Luigi Spina, Corrado Cartoni, Gianlugi Morlini, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli.

Il procuratore generale presso la Cassazione, Giovanni Salvi, infatti, ha firmato 16 pagine di atto di incolpazione in cui chiede la convocazione dell’udienza disciplinare per Palamara.

Nel testo si riassumono i passaggi principali della vicenda che ruota soprattutto attorno a una riunione notturna convocata poco più di un anno fa, il 9 maggio 2019, con a tema la nomina del nuovo procuratore capo di Roma. Luca Palamara, già allora indagato a Perugia ma per fatti scoperti a Roma, riunisce cinque consiglieri del Csm interessati alla nomina e assieme a loro invita Luca Lotti, indagato proprio a Roma per l’affare Consip (una vicenda che ha a lungo tenuto in ballo anche il padre di Renzi, Tiziano). È un vertice segreto e notturno, ben lontano dalle sedi istituzionali, partecipa anche il deputato Pd e magistrato in aspettativa Cosimo Ferri, toscano e punto di riferimento della corrente Magistratura Indipendente.

Il filo su cui muoversi, confermato anche in questa occasione, è chiaro: screditare il procuratore aggiunto titolare dell’inchiesta Consip, Paolo Ielo, tanto più che alla carica di aggiunto ambisce proprio Luca Palamara. Fare in modo che a Roma non vada l’allora procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, che nella città fiorentina tiene sotto indagine la famiglia Renzi, ma fare in modo che lasci anche il capoluogo toscano così che non possa più nuocere.

Entrambi i punti vengono affrontati in modo esplicito. Quello che forse finora non era chiaro è che alla riunione erano presenti, oltre a tutti i citati, due persone non meglio identificate, quasi certamente magistrati visto il tono paritario e la confidenza con cui si rivolgono agli altri. Voci maschili, una del nord e una del sud. Senza volto.

A proposito del come screditare il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che è stato per anni collega di Palamara e anche di un altro magistrato che sarebbe disposto ad aiutare, Stefano Fava, i toni sono durissimi. La registrazione principale non è della cena del 9, ma di due giorni prima, il 7 maggioz. Presenti oltre a Palamara, il consigliere Spina, membro della Prima commissione che accede direttamente ad atti di indagine riguardanti i magistrati: «La bomba non è su Pignatone è su Ielo», esultano i due.

Lotti: «Per Firenze bisogna fare la guerra»

L’obiettivo principale, però, è Creazzo. Sia affinché vada via da Firenze, sia perché non divenga il procuratore capo di Roma. Lotti vuole ottenere entrambi i risultati e alla riunione con i magistrati è molto chiaro: «Per me è importante capire che succede perché… cioè non si parla di Roma, se è serio va via da Firenze.. se non è serio non va via da Firenze a me guarda però bisogna farmela la guerra». E ancora: «La situazione di Firenze è imbarazzante. Se quello di Reggio va a Torino è evidente che quel posto è libero e quando lui capisce che non c’è più posto per Roma fa domanda e se non fa domanda non lo sposta nessuno ammesso che non ci sia, come voi mi insegnate, a norma di regolamento un altro motivo». E il magistrato Spina: «Da Firenze te lo dobbiamo togliere dai co***oni il prima possibile».

Uno scenario di pressioni in cui Creazzo, procuratore di Firenze, sarebbe obbligato a trasferirsi a Reggio Calabria, perché qualcuno, come dice Luca Palamara, «gli ha messo paura».

Le voci non identificate

A tutta la conversazione partecipano appunto due figure non identificate, voce maschile uno (settentrionale) e voce maschile due (meridionale, più precisamente napoletano). Non dicono cose decisive ma parlano con estrema confidenza ai presenti. Se non sono identificati finora, lo saranno presto: a Perugia sono state depositate tutte le intercettazioni del caso Palamara e il 30 luglio (non più il 21) saranno analizzate in una udienza stralcio.

A preoccuparsi dovrebbero essere anche i cinque membri del Csm citati nel provvedimento e già convinti al passo indietro. Non sono ancora stati mandati alla disciplinare, ma anche con loro Salvi è durissimo: «Tenevano un comportamento gravemente scorretto nei confronti degli altri colleghi magistrati componenti del Consiglio superiore della magistratura» e «idoneo a influenzare, in maniera occulta, la generale attività funzionale della Quinta commissione dell’organo di autogoverno», scrive. Non sarà facile uscirne.

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