Nel suo quarto giorno di trattative, il Consiglio europeo potrebbe presto arrivare a trovare una quadra sul piano di aiuti per affrontare il post Coronavirus. Una discussione che ancora non è distesa, visto che nel pieno della notte il vertice è stato sospeso dopo uno scontro tra il premier italiano Giuseppe Conte e quello olandese Mark Rutte. L’ultimo compromesso presentato dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel prevede che i piani presentati dagli Stati membri vengano approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata in base alle proposte presentate dalla Commissione.
La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario (Cef). Se in questa sede, «in via eccezionale», qualche Paese riterrà che ci siano problemi, potrà chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio Europeo prima che venga presa qualsiasi decisione. Durante la notte questa linea è stata confermata anche da fonti italiane. Un ulteriore dettaglio è che nel caso in cui si attivasse questo freno d’emergenza, l’erogazione dei fondi potrebbe essere bloccata per un massimo tre mesi.
Il presidente del Consiglio Ue avrebbe messo sul tavolo anche un aumento del rebate (i “rimborsi” dei fondi versati all’Unione europea) per Danimarca, Germania, Olanda, Austria e Svezia. Alla Danimarca andranno 322 milioni annui di rimborsi; alla Germania 3,671 miliardi; all’Olanda 1,921 miliardi; all’Austria 565, e alla Svezia 1,069 miliardi. Con un bilancio europeo 2021-2027 che rimane invariato a 1.074 miliardi.
La bozza dell’ultimo piano per il Recovery Fund
Le indiscrezioni sull’Italia: 209 miliardi tra sussidi e prestiti
La nuova composizione del Recovery fund – secondo fonti Ue – porterebbe all’Italia 209 miliardi, di cui 82 di sussidi e 127 di prestiti. La cifra, viene spiegato, potrebbe ancora variare, perché si stanno facendo i calcoli sulla base della nuova proposta di Charles Michel. Se venissero confermati i 209 miliardi, sarebbe una cifra superiore a quella della proposta iniziale della Commissione, che si fermava a 173.
Conte: «Non permetterò che un singolo Paese possa avere il monopolio»
Intorno alle 15 il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha tenuto un punto stampa: «Sono cautamente ottimista. Sulla governance c’è stato uno scontro in questi giorni. Non permetterò mai che un singolo Paese possa avere il monopolio o la possibilità di un sistema di controllo e di verifica. Questo spetta agli organi comunitari, su questo non mollo e non permetterò mai che avvenga».
Fonte video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
«Dobbiamo avere un limite. C’è un limite da non superare per la dignità dell’Italia e degli altri Paesi che stanno attraversando la fase più acuta della crisi», ha detto Conte. «Non abbiamo elaborato noi questo piano, lo ha elaborato la Commissione europea, quindi gli organi comunitari. Se questo piano viene riempito di ostacoli non serve a nulla. Ho richiamato tutti a un’assunzione di responsabilità. Non stiamo scherzando. Stiamo offrendo una risposta europea e non possiamo scherzare più». Il premier si è poi espresso sugli altri temi in discussione: «Siamo favorevoli alla condizionalità climatica perché i sussidi sono orientati alla svolta energetica e digitale», ha detto Conte, osservando anche come «sullo stato di diritto non ci sia da discutere».
Sassoli: «Il Parlamento ha più volte chiesto soppressione rebate»
A stemperare gli entusiasmi dei frugali ci ha pensato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli già a fine mattinata: «Dopo giorni di discussioni, gli europei si aspettano una conclusione all’altezza di questa fase storica. Siamo preoccupati per un futuro che mortifichi la solidarietà europea e il metodo comunitario», ha detto, osservando come «il Parlamento Ue ha indicato le proprie priorità e si aspetta che vengano rispettate. Occorrono subito nuove risorse proprie e una efficace difesa dei principi dello stato di diritto. Inoltre, il Parlamento ha più volte chiesto la soppressione dei rebate. Senza queste condizioni il Parlamento europeo non darà il proprio consenso».
Sassoli ha spiegato che «il quadro finanziario pluriennale deve assicurare nel medio periodo la copertura adeguata delle principali sfide europee, come il Green Deal europeo, la digitalizzazione, la resilienza e la lotta alle disuguaglianze», osservando che «il Covid-19 non si è esaurito e ci sono nuovi focolai in Europa. È più che mai necessario agire presto e con coraggio».
Lo Stato di diritto
Al vertice si è discusso anche su uno dei problemi più controversi di questo Consiglio straordinario: la condizionalità sullo Stato di diritto, ultima questione sul tavolo dei leader. Come fanno sapere fonti europee, il presidente del Consiglio, Charles Michel, ha lavorato tutto il giorno, con gli altri mediatori, procedendo con consultazioni a piccoli gruppi. Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron resta fermo sulla questione. Ovvero la possibilità di legare al rispetto dei comuni valori europei l’erogazione dei fondi: «Restano questioni aperte, come la condizionalità climatica e lo stato di diritto, che è un tema molto importante. Inizio questa giornata con molta determinazione, una volontà di fare e di avanzare con i colleghi ancora una volta, per portare avanti questa ambizione europea di cui abbiamo bisogno».
Nella notta la soluzione sullo Stato di diritto suggerita dal presidente Michel è stata approvata per acclamazione da tutti i leader del vertice.
Merkel: «Sovvenzioni sono risposta alla crisi»
A sostenere la necessità di un pacchetto corposo di sovvenzioni è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel: «Concordare una parte sostanziale di sovvenzioni è la risposta di cui abbiamo bisogno per una situazione eccezionale». Merkel ha detto di essere «molto lieta» di aver lanciato a maggio insieme al presidente francese un programma «davvero sostanzioso» per il piano di ripresa europeo. Il Consiglio, ha spiegato la cancelliera mostrandosi ottimista, ha lavorato «su un quadro per un possibile accordo». «Un passo avanti», con «la speranza che forse oggi ce ne possano essere altri o che un accordo sia possibile». Merkel ha parlato di «negoziati incredibilmente duri», aggiungendo che «situazioni straordinarie richiedono uno sforzo straordinario», auspicando «che le divergenze residue possano essere superate».
Il fantasma del Mes
Ridurre ancora la quota degli aiuti rispetto ai prestiti resta un punto imprescindibile anche per l’eventuale utilizzo del Mes, di cui precisano fonti di Palazzo Chigi non si è discusso in questi giorni a Bruxelles. Il fondo Salva Stati da 37 miliardi rischia di diventare necessario nel caso in cui i Frugali ottenessero un ribasso più ampio, con tutti i problemi che ne seguirebbero in patria e sui mercati internazionali per chi, come l’Italia, a quel fondo potrebbe essere costretto a far ricorso.
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