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Verona, il batterio killer dei neonati nei rubinetti dell’ospedale: il dossier arriva in procura

02 Settembre 2020 - 09:09 Redazione
La protesta di una mamma fuori dall'ospedale: «Doveva essere chiuso tutto due anni fa»

Più di un anno di indagini e la conclusione che la morte di quattro neonati e danni cerebrali permanenti per altri nove all’ospedale Borgo Trento di Verona sono stati causati da un batterio killer presente nel lavandino della terapia Intensiva. La Commissione ispettiva della Regione Veneto dopo i 96 casi riscontrati tra i piccoli a partire dal 2018 ha comunicato come il Citrobacter fosse annidato nell’acqua dei rubinetti usati dal personale per dare l’acqua ai neonati.

Zaia: «Relazione inviata alla Procura»

A rendere noti i risultati il governatore del Veneto, Luca Zaia, che aveva fatto avviare le indagini nominando un gruppo di esperti guidati dal professor Vincenzo Baldo, professore di Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Padova. La relazione della commissione sarà inoltrata alla Procura della Repubblica «e resa disponibile – annuncia Zaia – per l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e per i familiari dei bambini colpiti dal batterio, in modo che possano conoscere gli esiti fin da subito». I rubinetti hanno veicolato il batterio, arrivato probabilmente dall’esterno e favorito – forse – dal non completo rispetto delle norme di igiene imposte al personale dei reparti ad alto rischio.

La prima denuncia

La prima a denunciare l’accaduto era stata proprio una mamma, Francesca Frezza, che appresa la notizia dell’esito dell’inchiesta ha iniziato una protesta davanti all’ospedale. «Sono qui – spiega – perché l’autorevole commissione d’indagine nominata dal governatore Zaia conferma tutto quello a cui ho sempre pensato in questo lungo anno». La figlia di Frezza era nata l’11 aprile 2019 all’ospedale di Verona e morta al Gaslini di Genova sette mesi dopo: «L’unica scelta forte e doverosa che andava fatta – sottolinea, chiamando in causa i sanitari veronesi – era di chiudere tutto subito e non aspettare due anni. La decisione è stata presa solo il 12 giugno, quando ho reso pubbliche le perizie medico legali che accertavano che mia figlia è morta per il Citrobacter».

Foto copertina: EPA/GYORGY VARGA | Ospedale Borgo Trento, Verona

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