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Colleferro, Liliana Segre sull’omicidio di Willy: «È una sconfitta personale, siamo ancora pervasi dalla mentalità fascista»

10 Settembre 2020 - 07:50 Redazione
La senatrice a vita, nel giorno dei suoi 90 anni, dedica un pensiero al 21enne ucciso: «Una barbarie assoluta, mi ha fatto pensare che tutto ciò che ho provato a fare contro la violenza e l’odio alla fine è servito a poco»

«Il pestaggio di quel ragazzino mi ha suscitato tormenti e ricordi terribili. L’ho trovata una barbarie assoluta». Nel giorno dei suoi 90 anni, Liliana Segre dedica il proprio pensiero a Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso a Colleferro in una rissa nella notte tra sabato e domenica.

«Vorrei fare mie le parole della presidente della nostra comunità, Noemi Segni, che ha scritto un messaggio bellissimo, ricordando come questa esaltazione non della vittima ma dei suoi persecutori, e si riferisce a tutto ciò che è stato scritto sui social, alla fine ha ucciso ancora e ancora il povero Willy», dice Segre a La Stampa.

«Questa cosa mi ha fatto molta paura», prosegue la senatrice a vita, «è stata come una sconfitta personale, mi ha fatto pensare che tutto ciò che ho provato a fare contro la violenza e l’odio, alla fine è servito a poco. Se ancora ci sono in giro persone che pensano di risolvere le proprie sconfitte personali picchiando il prossimo, siamo ancora in una società lontana dalla civiltà».

Secondo Segre, «siamo alle prese con un problema di mentalità fascista che ancora ci pervade e da cui non facciamo mai abbastanza per liberarci. Questa storia è un naufragio della civiltà su cui dovremmo riflettere seriamente».

Sui suoi 90 anni: «Sono rinata più volte»

Parlando dei suoi 90 anni, Segre dice: «Si, sono fortunata, sono rinata più volte: dalla deportazione, dalla mia vita giovanile, da quella di donna sconosciuta e silenziosa. Ho avuto così tante fasi… E’ stata una vita lunga e a volte faticosa. Io stessa mi ripenso, l’ho sempre fatto, credo sia una peculiarità delle donne. Ricordo di averlo fatto anche a cinquant’anni, quando iniziai a raccontare la mia storia, a ribellarmi al silenzio e all’oblio. Allora ero abbastanza stupita, e ora ancora di più. Chi l‘avrebbe mai detto».

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