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L’inchiesta sulla tragedia della funivia, acquisizione dei documenti in Regione. La procura sequestra telefonata al 118

24 Maggio 2021 - 17:10 Giulia Marchina
Spetterà ora alla procura di Verbania dare una risposta alle cause che hanno portato alla morte di 14 persone, tra cui un bambino

Sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone gli investigatori starebbero acquisendo importanti documenti anche in Regione. La notizia arriva dopo l’apertura del fascicolo per omicidio colposo plurimo da parte della procura e vede i carabinieri di Stresa impegnati in queste ore nella raccolta di carte riguardanti la manutenzione e la gestione dell’impianto. La Regione Piemonte dal canto suo si è subito messa a disposizione degli inquirenti così come il Comune di Stresa. Un materiale fondamentale per far chiarezza sull’incidente che è costato la vita a 14 vittime, tra cui un bambino e che ora va ad aggiungersi a quello già requisito negli uffici della società Ferrovie del Mottarone e alle comunicazioni tra i soccorritori, compresa la telefonata al 118 che ha dato l’allarme presa in analisi dalla procura di Verbania. Intanto per giovedì 27 maggio è prevista l’informativa urgente alla Camera da parte del ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini.

Le 5 salme di vittime israeliane partiranno domani da Malpensa

NEWS13| Eitan, il bambino unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone con il bisnonno Yitzhak Cohen rimasto ucciso dal crollo della funivia

Sarà un volo di Stato a riportare a casa le cinque vittime di origine israeliane uccise dal tragico crollo della funivia. Le salme di Amita Birain, della moglie Tal Peleg, del figlio Tom e dei nonni della donna, Barbara Konisky Cohen e Yitzhak Cohen, verranno trasportate all’obitorio dell’ospedale di Verbania, dove ora si trovano, direttamente all’aeroporto di Malpensa, per poi raggiungere Israele dove si terranno i funerali.

La dinamica dell’incidente

Nel frattempo gli interrogativi a cui dare risposta rimangono ancora molti. Perché la fune si è strappata? Perché il freno di sicurezza non ha funzionato come doveva? La vicenda nasce dalla somma di questi due fattori. La fune traente – quella su cui viaggiava la cabina – si è strappata e su quella portante non è scattato il blocco di sicurezza. Le morse avrebbero dovuto attivarsi subito, bloccando l’impianto. Invece non lo hanno fatto: arrivata a poco più di cento metri dal Mottarone, la cabina ha iniziato a scivolare indietro, verso il Lago Maggiore, senza controllo. Spetterà ora al procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, cercare le cause che hanno portato alla morte 14 persone e che hanno ferito gravemente un bambino. La dinamica dell’incidente è stata illustrata anche durante la seduta del consiglio regionale del Piemonte, durante la quale è intervenuto l’assessore ai traporti Marco Gabusi: «Ci sono due sistemi frenanti che devono agire se purtroppo capita una cosa di questo genere. Se il sistema frenante non si aziona la cabina torna indietro, si calcola lo abbia fatto a oltre cento chilometri orari» ha spiegato. E ancora: «In corrispondenza del pilone non dovrebbe esserci stato nessun urto, ma la pendenza che cambia a quella velocità ha fatto da trampolino e la cabina è saltata per aria a centro chilometri orari, facendo un volo di 54 metri, e poi è ancora rotolata per qualche decina di metri». Gabusi ha poi riferito che la proprietà dell’impianto è stata trasferita dalla Regione al comune di Stresa nel ‘97 «ma il passaggio non è stato perfezionato per la mancanza di documenti più volte sollecitati al comune stesso».

Secondo il procuratore Bossi, il sistema frenante della funivia «non ha funzionato». «Il cavo era tranciato a terra e il sistema di freni di sicurezza pacificamente non ha funzionato perché la cabina si sarebbe bloccata», ha aggiunto, «l’oggetto dell’accertamento, assolutamente indispensabile, che sarà svolto è capire perché questo si sarebbe verificato». La cabina, ha riferito Bossi, «è slittata a valle senza che il sistema di emergenza sia entrato in funzione. Questo è verosimilmente successo e questo è oggetto di indagine», cioè «se può essere un malfunzionamento o altro: è chiaro che è un fatto meccanico, però dobbiamo capire qual è».

I reati ipotizzati

Tra i reati ipotizzati, adesso, c’è anche il disastro colposo, oltre all’omicidio plurimo colposo e alle lesioni colpose per il bimbo ferito in ospedale. «Penso che procederemo per un reato piuttosto raro, che è quello di reato, naturalmente colposo, di attentato alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo. Le aziende coinvolte sono più d’una, prima dobbiamo nominare i periti per le consulenze tecniche», ha spiegato il procuratore. «Per parlare di indagati – ha precisato – è presto». Prima sarà necessario infatti «avere il quadro completo ed esaustivo di tutti i soggetti giuridici che a vario titolo sono interessati alla gestione o alla revisione dell’impianto». Come spiegato dal procuratore «C’è l’ente proprietario, che deve essere ancora chiarito se è ancora la Regione Piemonte o se è avvenuto il passaggio al Comune di Stresa e in che modo, c’è la società che gestisce l’impianto, Ferrovie del Mottarone, ci sono le società che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione dell’impianto nel biennio 2014-2016 e c’è una società incaricata della revisione annuale. L’ultima ci risulta sia stata effettuata nel novembre 2020».

Cosa non ha funzionato?

La fune

Per chi ha dimestichezza con la materia, una cosa è certa in fatto di funivie: la fune non si spezza mai. Eppure stavolta è successo. «Non esiste un perché – prova a ricostruire uno storico gestore di impianti a fune, Giovanni Bertolo, in un’intervista a La Stampa -. La fune non si rompe». Se l’usura degli impianti viene scandita con revisioni generali ogni 20 anni fino a quando ne hanno compiuti 60 – lì allora i controlli diventano decennali -, per le funi le verifiche, compiuta una certa età, diventano annuali. Il controllo consiste in una radiografia del cavo metallico: viene mappata la “vecchiaia” dei singoli fili. Nel caso di eccessivo consumo, il cambio totale della corda porta via parecchie migliaia di euro. Ma, come svelato da un esperto, con i controlli non sempre si arriva all’anima della fune, che ha un diametro variabile dai 3,5 ai 5 centimetri.

Il freno di sicurezza

Quello del freno di sicurezza che non è entrato in funzione è il secondo interrogativo. Il sistema si basa su una serie di morse che stringono il cavo: la “pinza” che morde la fune è aperta quando l’impianto è in movimento per consentire alla cabina di scorrere, è chiusa quando ad esempio è in stazione. «Per spiegarci in modo semplice – dice Bertolo -, non è un sistema che entra in funzione solo quando ci sono problemi, è continuamente attivo se la cabina è ferma. Dunque il test è il normale utilizzo. E in caso di caduta libera c’è un sensore che determina il blocco istantaneo».

Responsabilità

A dover rispondere del mal funzionamento dell’impianto sarà prima di tutto il rappresentante legale, cioè la società Ferrovie del Mottarone, mentre la proprietà è della Regione. Di seguito, l’ingegnere con la qualifica di direttore di esercizio e dell’azienda che ha certificato i controlli. C’è poi la Motorizzazione, che è il “soggetto controllore”, che quindi fa verifiche, anche a sorpresa, e ad ogni ispezione segue un verbale che certifica l’idoneità dell’impianto.

L’ultima manutenzione

Inaugurata alla fine del 1970, dopo il lungo periodo di pandemia la funivia ha ripreso la normale attività il 24 aprile scorso, anche se era di ieri la riapertura ufficiale. Aveva chiuso per molto tempo negli ultimi anni 90; poi a luglio del 2001 la funivia si era bloccata dopo la partenza da Stresa. Nel 2002 la prima manutenzione straordinaria. Fra il 2014 e il 2016 interventi di ammodernamento. Poi una revisione nel 2016 – data di cui tener conto – e l’ultimo controllo a novembre del 2020.

Video: Vigili del Fuoco / Agenzia Vista

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